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La cultura dell’odio. Un libro necessario per capire la propaganda contro Israele

Francesco Erario

Tempo di Lettura: 5 min
La cultura dell’odio. Un libro necessario per capire la propaganda contro Israele

“In un mondo come quello dell’editoria, dove i toni del sensazionalismo sono abitualmente usati, è fin troppo frequente trovarsi di fronte a recensioni che parlano di “libri necessari”.

Per La cultura dell’odio, scritto da Nathan Greppi, tale giudizio è invece certamente adeguato. Nel testo edito per Lindau, Greppi tratta ciò che è oramai diventato indicibile, mettendo in fila — documenti alla mano — ciò che troppi scelgono di ignorare. La cultura dell’odio racconta come la guerra ideologica contro Israele, e contro gli ebrei, sia ormai diventata il centro gravitazionale della cultura occidentale mainstream, portata avanti nei talk show, nei cortei e soprattutto là dove si forma il pensiero: nelle università, nei giornali, nelle serie tv, nelle fondazioni.

Greppi parte da un dato verificabile da chiunque: il 7 ottobre 2023 un’organizzazione terroristica, Hamas, ha pianificato un massacro di civili israeliani, usando stupro, mutilazioni e rapimenti come armi. Eppure, fin dai primissimi momenti, gran parte dei media e del sistema delle ONG ha dato il via a un fuoco di sbarramento volto alla costruzione di una narrazione opposta, dove Israele diventa il carnefice e Gaza — roccaforte e base operativa di Hamas — la vittima.

Tra i tanti episodi emblematici richiamati dall’autore nel libro, vi è certamente il bombardamento dell’ospedale di Al-Ahli, che i maggiori media occidentali attribuirono subito, e senza alcuna prova, a Israele, salvo poi ritrattare tardi e debolmente. Ed è questo uno dei meriti del libro: mettere in luce i mille modi mediante cui l’internazionale pro-Pal costruisce l’accusa affinché si sedimenti nell’opinione pubblica, soprattutto quando è totalmente falsa e smentita dalla realtà.

Una campagna comunicativa che da decenni dipinge Israele come uno Stato oppressore, coloniale, paragonabile alla Germania nazista. Un racconto dove la tragica origine del conflitto viene cancellata e la storia riscritta in modo selettivo, omettendone volontariamente interi capitoli, a partire dai secoli di occupazione arabo-islamica prima ed ottomana poi.

Greppi ricostruisce anche come, grazie a centinaia di milioni di dollari provenienti da Paesi islamici, sia stato possibile alimentare l’odio verso Israele, coltivandolo nei campus, nei partiti, nella sinistra terzomondista e nelle ONG. Un processo che ha portato all’accettazione pressoché totale di una forma di pensiero dogmatico, con simboli e parole d’ordine ben riconoscibili: prime fra tutte, «Free Palestine, from the river to the sea» o «Non vogliamo due Stati, vogliamo tutto», inserite in una narrazione che ricorda in tutto e per tutto le tecniche usate nel marketing per la creazione e diffusione di un nuovo brand.

Con precisione e metodo, La cultura dell’odio mostra al lettore come le università siano da anni diventate centri di propaganda, evidenziando il legame tra fiumi di denaro e incremento di posizioni apertamente pro-Hamas all’interno delle accademie e dei grandi quotidiani. Un sistema che sfrutta e valorizza l’esibizione di quegli attivisti ebrei, israeliani e non, che si proclamano pro-Pal, che strizza l’occhio al sempreverde topos del complotto giudaico, che vede questa volta l’IDF a conoscenza dell’attacco imminente, o quello altrettanto efficace dell’ebreo vampiro assetato di sangue di bambini, e molto altro ancora.

Il libro è foriero di dettagli che, messi insieme, tracciano un quadro agghiacciante fatto di uso deliberato della menzogna e dell’occultamento della realtà, raccontato descrivendo i numerosi episodi simbolo di una colpevole e malcelata doppiezza. Uno su tutti: la volontà di non nominare l’attore israeliano David Cunio, rapito da Hamas il 7 ottobre (assieme alla moglie, alle figlie di tre anni, alla cognata e alla nipote) nel corso del Festival del cinema di Berlino 2024, festival che lo aveva visto partecipe nel 2013.

Un’edizione, quella del 2024, dove — neanche a dirlo — sono stati invece numerosi gli episodi e le dichiarazioni di sostegno pro-Pal. E nulla, da allora, pare essere cambiato, se si guarda a quanto accaduto da poco agli Emmy Awards o al Festival di Venezia.

Greppi dedica spazio anche alle narrazioni storiche, come all’uso della Nakba contrapposto alla rimozione dell’esodo forzato degli ebrei dai Paesi arabi dove vivevano da secoli, o alla costruzione del mito della cosiddetta età dell’oro sotto i califfati islamici, durante la quale ebrei e cristiani sopravvissero sì, ma come dhimmi, cioè soggetti di “serie B” sottomessi ai musulmani in condizioni di segregazione. Una narrazione che oggi viene ribaltata ovviamente su Israele, accusato di praticare l’apartheid ai danni della propria popolazione araba, nonostante sia l’unico Stato del Medio Oriente dove arabi ed ebrei vivono alla pari, siedono nello stesso Parlamento, crescono e proliferano, decuplicando il loro numero dal 1948 a oggi.

La cultura dell’odio è un libro scomodo ma necessario, principalmente per coloro che hanno fatto della battaglia pro-Pal un elemento identitario, un cardine della costruzione del proprio sé politico come individuo parte di una comunità. Una comunità che, per la massima parte, è spinta a credere di stare dalla parte dei deboli, degli oppressi e degli indifesi, grazie anche alla tempesta di falsi video e falsi contenuti social artatamente creati per far leva su sentimentalismo e senso di colpa.

La cultura dell’odio è un testo che non piacerà a chi si rifugia nel relativismo, ma che offre a chi vuole capire fatti, fonti e strumenti per smontare una delle più limpide mistificazioni del nostro tempo, edificata sulla sempre efficace riproposizione della dinamica oppressi vs oppressori.

La cultura dell’odio pone diversi interrogativi e mina alla base le convinzioni di tanti, offrendo però un solido piano — forse l’unico — da cui ripartire: se si vuole porre fine alle sofferenze di due popoli, si può e si deve ricominciare dalla verità.

La Cultura dell’Odio, casa editrice: Lindau, 2025


La cultura dell’odio. Un libro necessario per capire la propaganda contro Israele
La cultura dell’odio. Un libro necessario per capire la propaganda contro Israele