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La cronaca che diventa Storia

Paolo Salom

Tempo di Lettura: 3 min
La cronaca che diventa Storia
La cronaca che diventa Storia

Ci sono momenti in cui la cronaca cessa di essere semplice resoconto di eventi e diventa Storia. Come si fa a capirlo? Intanto perché improvvisamente il mondo intorno a noi comincia a cambiare e, da un giorno all’altro, aspetti scontati della nostra vita quotidiana non sono più tali. Progetti per il futuro, viaggi, affari: tutto diventa più difficile. L’aspetto più complesso da individuare tuttavia è un altro e riguarda il presente.
Perché in un mondo che cambia, gli attori di questo cambiamento (chi in buona, i più in cattiva fede) desiderano conquistare cuori e menti della “gente” e quindi costruiscono una narrazione che in alcuni casi si sgancia dalla realtà e ne costruisce una fittizia. Ci riferiamo – ormai lo avrete capito – al folle racconto della guerra di Gaza che, a un marziano sceso casualmente sulla Terra, sembrerebbe il frutto della crudeltà di Israele e non l’esatto contrario: la legittima risposta di uno Stato sovrano a un attacco sanguinoso e non provocato.

I cambiamenti cui facevo riferimento sono peraltro davanti a tutti: docenti universitari assaliti e picchiati da manifestanti “in nome della Palestina”; la Commissione europea che, “in nome della pace”, vuole imporre sanzioni a Israele (!); ristoranti e negozi che vietano l’ingresso ai “sionisti”, manco fossimo nella Germania o nell’Italia degli anni Trenta.

Ci sono molti altri esempi che si possono fare (scrittori rifiutati perché ebrei; giornalisti minacciati per le loro opinioni; saltimbanchi che in televisione vomitano la loro “sacra verità” pretendendo che sia l’unica ammessa). Ma insomma: ci siamo capiti. Quando anche il capo dello Stato, dall’alto del suo magistero, ritiene di considerare l’orrore di Gaza come un atto unilaterale, che Israele potrebbe fermare e non lo fa per chissà quali motivazioni, il quadro è completo: l’Europa è tornata a considerare il mondo ebraico, nel suo complesso (diaspora più Israele), un problema da affrontare in una sola direzione: reprimendolo.

Questa è la Storia che si svolge intorno a noi. E il fatto che esista un movimento transnazionale, finanziato da attori arabo-musulmani (per esempio Qatar e Iran), sfruttato da nemici dell’Occidente come Russia e Cina, abilissimi a disporre delle debolezze e dei tic nostrani (l’antisemitismo d’antan), non importa a nessuno.

In tutto questo, in una serata tra i (pochi) sostenitori dei valori autentici del nostro mondo (e dunque pro-sionisti), capita di incontrare il papà di Guy Gilboa, un disgraziato ostaggio di Hamas, o un soldato appena dismesso dall’esercito israeliano, rimasto per mesi a Gaza a combattere i nemici della civiltà: e improvvisamente – di fronte alla loro dignità e al loro sereno coraggio – ci si rende conto che la Storia sta cambiando, certo, ma non è ancora scritta.

E il cuore si apre a un possibile risultato che ci regali un mondo migliore di quello attuale. È una possibilità concreta: basta che ognuno di noi prenda il po’ di coraggio di cui dispone e porti avanti una giornata dopo l’altra, sapendo che ciò in cui ha creduto fino a oggi ha valore. E lo avrà ancor di più domani.


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