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La conversione all’ebraismo

Setteottobre

Tempo di Lettura: 2 min
La conversione all’ebraismo

Un percorso complesso

Convertirsi all’ebraismo è possibile, ma non semplice. Il processo è lungo, esigente e profondamente serio. Non essendo una formalità richiede studio approfondito, pratica dei precetti, integrazione nella vita ebraica e l’approvazione finale di un tribunale rabbinico (beit din).
Per gli uomini è richiesta anche la circoncisione (o simbolico versamento di sangue se già circoncisi) e per entrambi il mikveh (immersione rituale in una vasca).

Perché è così impegnativa

Per l’ebraismo, la religione non è solo fede, ma appartenenza a un popolo con una storia, una lingua, una cultura e uno stile di vita. Non si “sceglie” come una dottrina: si entra in una famiglia, con obblighi concreti e permanenti.
Chi si converte lo fa per vivere da ebreo, non solo per “credere” da ebreo.

Nessun proselitismo

A differenza di molte religioni, l’ebraismo non cerca nuovi aderenti e non considera necessario convertirsi per salvarsi. Tutte le persone rette, e non solo gli ebrei, hanno una parte nel mondo che verrà. È sufficiente vivere secondo i principi morali universali (i sette precetti di Noè).

Diverse visioni

Le conversioni riformate, conservatrici o ortodosse sono riconosciute in modo diverso a seconda dei paesi e delle autorità rabbiniche. Lo Stato di Israele, ai fini della cittadinanza riconosce tutte e tre le conversioni invece le questioni di giurisdizione ebraica sono sotto il rabbinato che riconosce solo la conversione ortodossa.


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