Home > Attualità > La Bibbia è antropocentrica o biocentrica?

La Bibbia è antropocentrica o biocentrica?

Scialom Bahbout

Tempo di Lettura: 6 min

Qual è l’atteggiamento da assumere su come preservare l’ambiente? Due sono le scuole che si confrontano: la antropocentrica e la biocentrica, a seconda che ponga l’uomo o la natura al centro del proprio interesse.

La prima basa i suoi interventi sul presupposto filosofico che l’uomo è la corona della creazione: lo scopo della difesa della natura sarebbe solo strumentale e cioè servirebbe solo a garantire all’uomo migliori condizioni di vita e quindi l’ambiente va preservato in quanto serve ad assicurare l’esistenza dell’uomo: la distruzione dell’ambiente finirebbe per danneggiarne l’esistenza. Il pericolo di questa impostazione sta nel disinteresse per tutto ciò che non contribuisce a migliorare le condizioni di vita dell’uomo e potrebbe portare prima o poi alla distruzione del genere umano. Questa impostazione viene generalmente attribuita alla cultura “giudeo-cristiana” e quindi occidentale, accusata di volere attribuire all’uomo il diritto di dominare l’ambiente senza alcun limite.

L’ecologia biocentrica si basa sulla concezione opposta: l’uomo non è che una parte della natura, una creatura tra le molte esistenti che hanno gli stessi diritti di vivere ed esistere: la protezione della natura ha quindi un suo valore indipendente e non è vincolata a servire gli interessi dell’uomo. Questa concezione che sembra trovare molti consensi di fronte alla crisi ambientale può indurre a preferire la natura selvaggia rispetto alla cultura e alla razionalità.

Qual è la posizione dell’ebraismo? Possiamo trovare nelle fonti ebraiche un sostegno a ciascuna delle scuole menzionate. Le parole della Genesi (1: 28 – 29) sostengono la posizione antropocentrica di un uomo dominatore della Natura:  “… vi dò tutte le erbe che fanno seme, … tutti gli alberi che danno frutto d’albero producente seme, per voi saranno come cibo”. Un’affermazione simile troviamo nel salmo 8, in cui l’uomo viene paragonato a un essere appena inferiore a Dio stesso (“tutto hai posto sotto i suoi piedi”).

Il Midrash (Kohèlet rabbatì, 7, 28) afferma: “Vedi l’opera di Dio, chi può riparare ciò che è stato contorto? (Ecclesiaste 7:13): Quando il Santo, benedetto sia, creò il primo Adamo, lo prese e lo portò in giro fra tutti gli alberi del Giardino dell’Eden e gli disse: Vedi quanto sono belle e degne di lode le mie opere. Tutto ciò che ho creato l’ho creato per te, ma sta attento a non rovinare e distruggere il mio mondo, perché se lo rovinerai e distruggerai il mio mondo, nessuno potrà ripararlo”.

Un altro testo in cui si afferma che tutto ciò che Dio fa non è fatto a esclusivo vantaggio dell’uomo, lo troviamo nei capitoli in cui Dio parla a Giobbe dalla tempesta e dice: “Chi ha aperto i canali agli acquazzoni e una strada al rombo dei tuoni? Per far piovere su terra disabitata, su deserti ove non c’è alcun uomo” (Giobbe 38: 26 – 27). Quindi l’opera divina non è fatta a esclusivo uso dell’uomo. Maimonide (Guida degli smarriti, III, 13) afferma “di non credere che tutte le cose esistono per garantire l’esistenza dell’uomo”, ma che tutti coloro che esistono sono destinati a se stessi e non per un’altra scopo”.

Rav Arieh Levin (il famoso rabbino dei carcerati) racconta che si trovava una volta a passeggio con rav Izchak hakohen Kuk, rabbino capo d’Israele, che rimase scandalizzato perché lui aveva staccato una foglia o raccolto un fiore. Rav Kuk rimase allibito per quanto stava facendo e gli disse che lui non raccoglieva nulla se non era strettamente necessario perché: non c’è un’erba in basso che non abbia un mazal (stella) in alto che gli dice “cresci”. Ogni germoglio di erba dice qualcosa, ogni pietra sussurra qualche mistero, tutta la creazione esprime  un canto.

Poiché entrambe le scuole sono rappresentate nella tradizione ebraica, si può concludere che l’etica ambientale ebraica appartiene a un terzo tipo diverso dalle prime due, che alcuni chiamano ecologia teocentrica.

Ecologia ebraica?

Secondo questo concetto, il Creatore è al centro della creazione (Al Signore appartiene la terra e tutto ciò che la riempie, salmo 24) e ordina a tutte le sue creature di realizzare i valori per i quali ha creato il Mondo. Ognuno fa parte di questo progetto e l’uomo, in quanto creatura pensante e raziocinante, ha un ruolo centrale nella realizzazione degli scopi per cui il mondo è stato creato.

L’uomo quindi deve avere cura del proprio ambiente, basando i propri comportamenti su ragionamenti sia antropocentrici che biocentrici.

La Torà prima, il Talmud e la Halakhà successiva, hanno affrontato vari aspetti inerenti all’ambiente: l’inquinamento, da quello dell’aria a quello acustico, la preservazione delle falde acquifere, la cura dell’ambiente cittadino, il riciclo, il disboscamento ecc: lo scopo finale è quello della protezione dell’ambiente nei suoi vari aspetti, senza rinunciare all’idea che l’uomo deve vivere con kavod, con dignità. Il mondo naturale è anche al servizio dell’uomo, ma può realizzare i suoi scopi anche senza la supremazia dell’uomo e può promuovere i valori di bellezza, armonia ecc. anche senza servire l’uomo.

L’uomo non deve assumere un atteggiamento arrogante, ma deve avere la consapevolezza che “è stato posto nel giardino dell’Eden le’ovdà ulshomrà (Genesi 2, 15), per lavorare e per custodire”, appunto per compiere un servizio e per custodire il giardino nel migliore dei modi.

“Tutta la creazione recita una poesia”, quindi deve essere protetta. Pertanto, il Midrash sottolinea che gli animali sono stati creati prima dell’uomo. Se l’uomo corrompe l’immagine di divina che gli è stata donata, lo si può sempre apostrofare con le parole “una zanzara è stata creata prima di te”. (Bereshit Rabbà 8, 1).