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L’11 settembre dimenticato: la memoria tradita cancellerà anche il 7 ottobre

Jonathan Della Rocca

Tempo di Lettura: 3 min
L’11 settembre dimenticato: la memoria tradita cancellerà anche il 7 ottobre


È l’11 settembre 2001. Alle 8:46 il volo 11 dell’American Airlines si schianta contro la Torre Nord del World Trade Center a Manhattan. Alle 9:03 il volo 175 dell’United Airlines colpisce la Torre Sud. Pochi minuti dopo, alle 9:37, il volo 77 dell’American Airlines impatta sul Pentagono. Alle 10:03 il volo 93 dell’United Airlines, diretto a Washington, precipita invece nei pressi di Shanksville, in Pennsylvania, dopo la rivolta dei passeggeri.

L’attacco, guidato da 19 terroristi di Al-Qaeda, provoca complessivamente 2.974 vittime. Perdono la vita migliaia di innocenti: padri, madri, bambini, impiegati, manager, centinaia di vigili del fuoco e poliziotti rimasti intrappolati mentre cercavano di salvare altre vite. È un attentato al mondo intero, senza distinzioni di nazionalità, religione, origine sociale o colore della pelle. Un colpo al cuore della cultura democratica e del diritto. Tutto il pianeta assiste in diretta al crollo delle Torri Gemelle: un’agonia lenta e trasmessa in mondovisione che segna per sempre la percezione del tempo globale.

Eppure, a distanza di anni, la memoria dell’11 settembre non ha avuto il riscontro che meriterebbe. All’onda di commozione e di solidarietà immediata è seguito un lento scivolare nell’oblio. Nonostante i racconti dei sopravvissuti, le testimonianze dei soccorritori, le registrazioni degli ultimi istanti delle vittime, l’evento è stato progressivamente relegato ai margini della memoria collettiva.

L’America ha risposto con guerre lunghe e dolorose in Medio Oriente, infliggendo colpi ad Al-Qaeda e all’Isis. Israele, insieme agli Stati Uniti, ha continuato a combattere senza tregua il terrorismo, che cambia nome ma mantiene lo stesso denominatore: la matrice islamista. Da Al-Qaeda a Isis, da Hamas a Hezbollah, fino agli Houthi, spesso finanziati da Iran e Qatar, la minaccia resta viva. Molti altri Stati, invece, hanno preferito limitarsi a ruoli di sostegno, prevenzione e sicurezza interna, lasciando agli americani e agli israeliani il “lavoro sporco”.

Dopo l’impatto emotivo iniziale, già nelle settimane successive all’11 settembre si sono aperte crepe e divisioni. Tesi complottiste e antiamericanismo diffuso hanno alimentato una narrativa alternativa, amplificata dai media e da documentari che mettevano in dubbio la versione ufficiale. Il risultato è che oggi l’anniversario è poco ricordato, a volte volutamente dimenticato, e riceve scarsa attenzione.

Ed è qui la riflessione più amara: ciò che colpisce gli Stati Uniti e Israele non entra nel “pantheon” di movimenti e associazioni che scelgono di riconoscere solo alcune sofferenze e ignorarne altre. La memoria rimossa dell’11 settembre è il preludio di ciò che sta avvenendo per il 7 ottobre 2023, quando Hamas ha colpito Israele con un massacro senza precedenti.

Rimuovere, minimizzare, relativizzare questi eventi significa infliggere un nuovo colpo alla verità e alle vittime. Significa tradire la memoria, privando i sopravvissuti e le società democratiche di un patrimonio essenziale: il ricordo.


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