Premetto: sulla questione israelo-palestinese ho molti pregiudizi e dubbi, una sufficiente consapevolezza di averne e poche conoscenze storiche. Sono alla costante ricerca di un “perimetro di sicurezza” di first principles per orientarmi. Lo condivido, consapevole che sia opinabile e anzi curioso di sapere cosa ne pensate.
La legittimità storica di Israele non può più essere messa in discussione.
Quasi nessun Paese al mondo è soggetto ad attacchi e minacce pari a quelli che Israele subisce da decenni.
Il diritto internazionale ha regole chiare, ma è stato spesso piegato a strumenti di propaganda geopolitica, incluso l’accanimento ONU verso Israele.
Cisgiordania e Gaza sono realtà diverse. Lo dimenticano sia coloro che invocano uno Stato palestinese “unitario”, sia Israele quando confonde le due situazioni, sia chi giustifica Hamas in nome dell’aggressività dei coloni.
L’obiettivo di uno Stato palestinese non è mai stato al centro del progetto di Hamas, che governa Gaza da vent’anni. Se la soluzione a due Stati va trovata, va trovata escludendo Hamas. Ma chi governerà allora Gaza?
Qualunque progetto di pace non può prescindere dalla totale eliminazione di Hamas. Sostenere il contrario significa accettare missili, tunnel e attentati, e che l’Occidente legittimi uno Stato palestinese co-guidato da chi vuole distruggerlo.
Israele è atipico per l’Occidente, ma il suo nazionalismo e carattere religioso rientrano nello Stato di diritto. È il contrario di quanto avviene nei Paesi confinanti.
La guerra è terrificante: ogni vita persa è una tragedia. Ma di Israele si parla in modo sproporzionato. Avete visto prime pagine sul Sudan, dove muoiono centinaia di migliaia di persone? No. Essere coscienti di questa sproporzione non significa giustificare Israele.
Il termine “genocidio” ha un significato giuridico preciso, definito dalla Convenzione del 1948. Il suo uso improprio banalizza tragedie storiche e non trova ancora fondamento nelle decisioni della Corte internazionale di giustizia.
Chi concorda sui punti precedenti e condanna Israele a Gaza ha il dovere morale di spiegare quale alternativa sarebbe stata praticabile per liberare gli ostaggi e garantire sicurezza a lungo termine.
Io non ho risposte definitive. Soffro per la guerra in corso e vedo la miopia politica e diplomatica del governo israeliano. Ma mi chiedo: Israele può ancora credere nella diplomazia, dopo 80 anni passati a difendersi quasi da solo tra guerre e razzi? E se domani fermasse la guerra per “dovere morale” o per riprendere fiato politico, cosa cambierebbe davvero rispetto agli ultimi ottant’anni?
Israele e Gaza: dieci punti per non perdersi Israele e Gaza: dieci punti per non perdersi Israele e Gaza: dieci punti per non perdersi