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Israele colpisce Sanaa: raid contro la rete Houthi

Costantino Pistilli

Tempo di Lettura: 3 min
Israele colpisce Sanaa: raid contro la rete Houthi

L’aviazione israeliana ha colpito Sanaa all’alba di domenica, mirando a una struttura legata agli Houthi che forniva energia alla rete elettrica della capitale. Due esplosioni hanno scosso la centrale di Haziz, causando blackout parziali. Il direttore della Sanaa Electric Corporation ha confermato l’attacco, parlando di un’interruzione temporanea. L’esercito israeliano ha definito il raid un’operazione a lungo raggio – lanciata da oltre duemila chilometri – contro infrastrutture utilizzate «dal regime terroristico Houthi», presentandolo come una risposta ai ripetuti lanci di missili balistici e droni contro Israele.

Il movimento sciita ha reagito accusando Gerusalemme di colpire obiettivi civili. Hazam al-Asad, membro dell’ufficio politico, ha denunciato su X che «il nemico colpisce solo strutture di servizio: elettricità e acqua». L’emittente al-Masirah, vicina al gruppo terroristico, ha parlato di generatori messi fuori uso nell’area di Sanhan e di squadre impegnate a contenere l’incendio.

L’attacco arriva a ridosso di un sequestro rilevante effettuato il 6 agosto dalle autorità antiterrorismo di Aden, che hanno bloccato un carico su una nave proveniente dalla Cina. L’imbarcazione era diretta al porto di Hodeidah, sotto controllo Houthi, ma i bombardamenti israeliani e statunitensi avevano reso lo scalo inagibile costringendo la nave a deviare. A bordo sono stati rinvenuti droni, sistemi di propulsione a reazione, componenti elettronici avanzati e materiali destinati alla produzione interna. Secondo il Comando Centrale degli Stati Uniti (CENTCOM), il carico comprendeva anche dispositivi wireless e sistemi di controllo di ultima generazione.

Non è un episodio isolato. Nell’agosto 2024 le Forze di Resistenza Nazionale (NRF), schierate sulla costa occidentale, avevano intercettato componenti cinesi per celle a combustibile a idrogeno destinati a droni. Nel marzo 2025, al confine con l’Oman, sono stati bloccati ulteriori sistemi cinesi di uso commerciale convertibili per impiego militare. Pochi giorni dopo, nel governatorato meridionale di Lahj, le forze anti-Houthi hanno sequestrato gru industriali destinate a Hodeidah, segno del tentativo di ricostruire infrastrutture portuali colpite dai raid.

All’inizio di luglio la NRF ha fermato uno dei carichi più consistenti mai intercettati: oltre 750 tonnellate di armamenti e hardware. Secondo il CENTCOM comprendevano missili da crociera, antinave e antiaerei, testate, sensori, centinaia di motori per droni, sistemi radar, apparecchiature di comunicazione e manuali in lingua persiana. Molti dei sistemi risultavano prodotti da aziende legate al ministero della Difesa iraniano già sanzionato dagli Stati Uniti. Tra i missili sequestrati figurava il Ghadir, un sistema antinave iraniano mostrato dagli Houthi nel filmato dell’attacco contro la nave liberiana Eternity C.

La presenza di missili terra-aria ha anche contraddetto le rivendicazioni di produzione interna con cui gli Houthi hanno giustificato l’abbattimento di sette droni statunitensi MQ-9 Reaper durante la campagna aerea americana di inizio anno. Le intercettazioni hanno dimostrato che quei sistemi non erano di fabbricazione locale ma provenivano dall’Iran, con l’aggiunta di componenti cinesi di origine commerciale.

Il quadro che emerge è di una catena di rifornimento a doppio livello: Teheran fornisce i sistemi complessi, Pechino i componenti e le tecnologie civili adattabili al militare. La combinazione permette agli Houthi di mantenere capacità offensive nonostante i bombardamenti sulle infrastrutture e i blocchi navali. Il raid israeliano su Sanaa si inserisce in questo contesto: non solo un attacco a una centrale elettrica, ma un colpo mirato a un nodo funzionale a questa rete di sostegno.


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