Home > Approfondimenti > Il suicidio dell’Occidente europeo

Il suicidio dell’Occidente europeo

Scialom Bahbout

Tempo di Lettura: 8 min
Il suicidio dell'Occidente europeo

La prima domanda cui dovremmo rispondere per quanto riguarda il futuro degli arabi e degli ebrei palestinesi in Palestina è cosa bisogna fare per aiutarli e, nello stesso tempo, cosa bisogna evitare di fare perché l’Occidente non perda la propria identità oramai assorbita da quella palestinese.

La linea di condotta corretta è che ognuno deve operare per salvaguardare la propria cultura e la propria storia compatibilmente con la situazione. In linea di massima l’errore fatto sinora è stato quello che altri si siano sostituiti agli ebrei e agli arabi di Palestina per svolgere un compito che non competeva loro, ma solo agli abitanti in quella terra. Il pericolo oggi è che si ritorni a fare gli stessi errori. In pratica gli Stati arabi prima e gli europei oggi vogliono sostituirsi agli ebrei e agli arabi palestinesi. Ognuno deve fare i conti con la propria storia e con gli abitanti di quella terra, senza lasciare ad altri il compito di decidere al loro posto. Le potenze mandatarie Gran Bretagna e Francia e gli Stati arabi hanno creato una grande confusione di ruoli.

La storia di quella terra ha subito diverse invasioni da quando l’Imperatore Adriano, per cercare di cancellare l’identità ebraica di quella terra, le assegnò il nome di Palestina: gli ebrei e i non ebrei in realtà continuarono a chiamarla per lungo tempo Giudea. Invasa e colonizzata dagli arabi impegnati ad imporre la Giad in tutto il Mediterraneo, vide le battaglie dei crociati con gli arabi.

Gli ebrei cacciati nel secondo secolo vi rimasero sottomessi per lungo tempo: comunità e gruppi ebraici continuarono ad abitare in quella terra (anche a Gaza). Il ritorno ebraico a quella terra non cessò mai nel corso dei secoli e si rinvigorì dal 16° secolo in poi (dopo la cacciata dalla Spagna nel 1492): alcuni tra i tanti il poeta filosofo Yehudà Halevi che vi tornò nel 11° secolo, il Maestro italiano Ovadià di Bertinoro che vi ritornò all’inizio del 15° secolo.

La Conferenza di Sanremo dopo la fine della Grande Guerra aveva definito cosa dovessero fare gli ebrei e gli arabi e di Palestina: un’entità territoriale creata dall’imperatore Adriano e poi ribadita nella Conferenza di Sanremo. Difficile dare una risposta esaustiva, ma cercherò di dare qualche spunto di riflessione: le soluzioni proposte finora non hanno dato risultati, hanno semmai aggravato la situazione degli arabi e degli ebrei palestinesi (cioè Israele): dobbiamo quindi cambiare il nostro atteggiamento di 180 gradi: dovremmo fare proprio il contrario di quanto fatto finora.

Nakba araba e Nakba ebraica. Un milione di ebrei è stato costretto ad abbandonare le proprie case nei paesi in cui erano nati e si erano sviluppati (Irak, Siria, Yemen, Libia, Algeria, Marocco, ecc.) a causa delle persecuzioni degli arabi musulmani. Gli ebrei andati in esilio hanno dovuto arrangiarsi da soli o farsi aiutare dagli altri ebrei del mondo: la maggior parte è stata integrata in Israele.

L’ONU ha sostenuto e finanziato completamente gli arabi palestinesi che avevano abbandonato le loro case, con un Reddito di cittadinanza che veniva poi ereditato dalle famiglie, anche dopo quattro – cinque generazioni. Lo stesso trattamento avrebbe dovuto essere riservato agli ebrei che avevano dovuto abbandonare le loro case. Paradossalmente la creazione dell’UNRWA è stata ed è tuttora una vera maledizione per lo sviluppo degli arabi in Palestina.

Per gli ebrei l’aver dovuto fare da soli si è trasformato in una benedizione, uno stimolo per fare sempre meglio. Rimane comunque il fatto che gli ebrei dei paesi arabi sono stati discriminati, ma non si sono lasciati andare al vittimismo. Gli arabi che hanno abbandonato le loro case dovrebbero fare la stessa cosa: avrebbero dovuto fare da soli e farsi aiutare dal miliardo e mezzo di musulmani. L’ONU li ha trattati come incapaci di lavorare per creare il proprio futuro, quando secondo le decisioni della Società delle Nazioni (poi ereditate dall’ONU): avrebbero dovuto essere aiutati a formare una società indipendente che non avesse bisogno di essere mantenuta come è accaduto per 80 anni. Se si vuole aiutare una persona la si deve aiutare a trovare un lavoro.

Gli ebrei hanno sviluppato la propria storia e l’anelito per un ritorno nella propria terra da circa duemila anni. Gli arabi palestinesi devono fare altrettanto e innanzi tutto dirsi tutta la verità sulla propria storia sia perché non accettarono la decisione dell’ONU del 1947 – 48 sia perché negli anni (successivi fino al 1967) in cui avrebbero potuto fare il loro stato, non lo hanno voluto fare, rivendicando il diritto su tutta la Terra Santa, nonostante lo stesso Corano dica chiaramente che essa appartiene agli ebrei. Quando Egitto e Giordania incorporarono questi territori (Gaza e Cisgiordania) l’ONU non aprì bocca, nonostante fosse una chiara violazione della decisione adottata dall’ONU stesso.

Gli Stati arabi hanno usato gli arabi palestinesi solo per combattere Israele e non per aiutarli: il vero alleato degli arabi di Palestina avrebbe dovuto essere Israele, dal quale prendere l’esempio e anche l’aiuto per costruire una propria società moderna. L’assistenza basata sul Reddito di cittadinanza fornito dall’ONU non funziona e ha prodotto solo povertà.

HAMAS ha sostituito il Corano con il Mein Kampf

Gli Arabi di Palestina avrebbero dovuto educare la nuova generazione quanto meno a non odiare gli ebrei e non a porsi come obiettivo la cancellazione degli ebrei in Israele. Lo Statuto di Hamas che i palestinesi hanno scelto come loro rappresentanti propone la cancellazione dello Stato di Israele, dimenticando che anche, secondo il Corano, quella terra è stata assegnata da Dio agli ebrei: gli arabi musulmani di Hamas hanno sostituito il Corano con il Mein Kampf (bestseller tra i miliziani e non solo di Hamas).

Perché suicidio dell’Occidente europeo: tutto comincia con le menzogne

La reazione dell’Occidente in quasi tutte le sue strutture è di un sostanziale appoggio totale, una sorta di arresa a Hamas, una complicità con i palestinesi arabi, perché chiedono il riconoscimento dello Stato Arabo di Palestina, mentre Hamas nel loro Statuto si propongono chiaramente la distruzione totale di Israele, con l’aiuto economico e militare dell’IRAN: un regime che ha costruito un orologio speciale che si trovava in una piazza di Teheran e segnalava la data prevista per la distruzione di Israele (fissata secondo il governo iraniano per il 2040).

Appoggiando Hamas e l’Iran, accettando le menzogne che Hamas diffonde secondo quanto consente la religione musulmana, l’Occidente si sta lentamente suicidando: si comincia a negare i fatti, si fa di tutto per creare una narrazione falsa dei fatti stessi: tutte le dittature iniziano raccontando falsità e cercano di nascondere la verità. Israele è uno Stato che ha una lunga storia e ritiene di avere un altrettanto importante futuro e, contro gli attacchi che lo vogliono cancellare, Israele non ha alternative se non quella di difendersi da un nemico che ha dichiarato nel suo Statuto che lo vuole cancellare.

Anche se non tutti i palestinesi di Gaza hanno sparato, certamente tutti hanno gioito per l’attacco del 7 ottobre e nessuna delle centinaia di migliaia di «civili» si è curato di far liberare le persone rapite per non essere sottoposti ai bombardamenti. La fine della guerra è innanzitutto nelle mani dei civili che devono opporsi al progetto di Hamas.

I Palestinesi hanno aggredito Israele e non si sono preoccupati di valutare se avevano la possibilità di alimentare i propri cittadini e sostenere una guerra per una lunga guerra: Hamas si è preoccupato di creare i rifugi e a trafugare gli alimenti per i miliziani e le loro famiglie, senza occuparsi degli altri palestinesi (grandi e piccoli): se i capi non usano misericordia verso i propri cittadini, perché la si deve pretendere da Israele e dall’Occidente europeo che non gode di grande rispetto da parte di Hamas: l’unica cosa che tutti devono fare è la restituzione dei «rapiti» trasformati in ostaggi e l’allontanamento di Hamas da Gaza, perché la sua presenza è una garanzia che il conflitto continuerà.

Gli arabi palestinesi – quelli che vengono definiti come civili – dovrebbero trovare il coraggio di liberare gli ostaggi rapiti da Hamas e restituirli a Israele: la situazione cambierebbe immediatamente. Ma i palestinesi preferiscono morire sotto le bombe di Israele piuttosto che affrontare i proiettili di Hamas: le potenze dell’Europa occidentale hanno fallito e perso qualsiasi credibilità perché di fatto – assieme alle potenze arabe – hanno contribuito a impedire che la storia della Palestina ebraica e di quella araba si svolgesse nella direzione delineata dalla Società delle Nazioni. La Gran Bretagna ha «donato» una parte della Palestina, che avrebbe dovuto essere degli arabi palestinesi, agli Hashemiti!

Se c’è fame, se c’è sofferenza e mancanza di strutture sanitarie a Gaza, la responsabilità è della scelta di Hamas, della complicità dei governi europei e di quelli arabi che dopo aver consigliato agli arabi di Palestina di abbandonare le case, hanno abbandonato gli arabi di Palestina. Diversa sorte è spettata agli arabi palestinesi che sono rimasti nei confini di Israele, dove hanno i loro rappresentanti al Parlamento israeliano, eletti in regolari elezioni e godono di tutte le strutture sociali e sanitarie. Pure in questa situazione difficile, Israele non ha fatto mancare l’aiuto umanitario agli arabi di Gaza, nonostante Hamas abbia fatto di tutto perché nessuno ritirasse il cibo già entrato nella Striscia (come visibile dalle fotografie fatte da droni).

Sulla Terra c’è posto per tutti, basta predicare l’amore, la pace e non la guerra.


Il suicidio dell’Occidente europeo
Il suicidio dell’Occidente europeo Il suicidio dell’Occidente europeo