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Il silenzio che uccide due volte: il giallo dell’assassinio del professor Nuno Loureiro

Aldo Torchiaro

Tempo di Lettura: 3 min
Il silenzio che uccide due volte: il giallo dell’assassinio del professor Nuno Loureiro

Un misterioso omicidio, un’agenda di incontri con i vertici Aiea, un cartello sulla finestra di casa: “I stand with Israel”. Ne parliamo su Setteottobre per una ragione semplice: non ne parla nessuno. Eppure assassinare un ingegnere nucleare di fama internazionale non è un fatto che possa scivolare via come una cronaca minore. Eppure è esattamente quello che sta accadendo attorno all’omicidio del professor Nuno Loureiro, scienziato di primo piano nel campo della fusione nucleare, legato al Massachusetts Institute of Technology e noto, anche pubblicamente, per le sue posizioni a sostegno di Israele.

Secondo quanto denunciato in ambienti di sicurezza e rilanciato sui social da analisti ed ex ufficiali, Loureiro sarebbe stato ucciso con colpi d’arma da fuoco a distanza ravvicinata nella sua abitazione di Brookline, Massachusetts, lo scorso 15 dicembre. Un’esecuzione, non un incidente. Un atto che, se confermato, avrebbe un peso enorme: scientifico, politico, simbolico. E invece, attorno a questa vicenda, si è alzata una cortina di silenzio inquietante.

Loureiro non era un ricercatore qualunque. Era considerato uno dei massimi esperti mondiali di fisica del plasma e fusione nucleare, impegnato su quello che viene spesso definito il “Santo Graal” dell’energia: produrre energia pulita, virtualmente infinita, senza carbonio e senza scorie radioattive. Un sapere strategico, delicatissimo, che incrocia inevitabilmente interessi industriali, geopolitici e di sicurezza nazionale.

Ma c’è un secondo elemento che rende questa storia esplosiva. Loureiro non era solo uno scienziato. Era anche uno studioso che non nascondeva il proprio sostegno a Israele, in un contesto – quello delle università americane di oggi – sempre più segnato da intimidazioni, boicottaggi, liste di proscrizione ideologica e da un antisemitismo che spesso si traveste da militanza politica. Uccidere uno studioso impegnato, anche simbolicamente, al fianco di Israele, oggi, non può lasciarci indifferenti. Né può essere derubricato a fatto privato.

La domanda, allora, è brutale e inevitabile: chi ha ucciso il professor Loureiro, e perché?
È stato colpito per ciò che sapeva? Per ciò che rappresentava? Per le sue ricerche, per le sue relazioni internazionali, o per le sue posizioni pubbliche? O per una combinazione di tutto questo?

A rendere il quadro ancora più disturbante è un dettaglio che grida vendetta: perché questa notizia continua a non essere trattata dai media mainstream? Dove sono le aperture dei grandi quotidiani, le breaking news delle reti all-news, le inchieste dei network che ogni giorno parlano – giustamente – di sicurezza, odio politico e violenza? Possibile che l’assassinio di uno scienziato di questo livello, negli Stati Uniti, venga ignorato?

Secondo quanto circola online, nella casa di Loureiro sarebbe stato lasciato un segno, un messaggio che richiamava esplicitamente il suo sostegno a Israele. E circola anche una fotografia che lo ritrae accanto a Rafael Grossi, direttore generale dell’International Atomic Energy Agency. Se anche solo una parte di questi elementi fosse confermata, saremmo davanti non a un fatto di cronaca, ma a un caso di assassinio dai risvolti internazionali.

Il silenzio, in casi come questo, non è neutralità. È complicità.
Con l’omicidio del professor Loureiro non è morto solo un uomo. È stato colpito un principio: che si possa studiare, pensare, schierarsi senza pagare con la vita. Ed è per questo che il silenzio dei media, oggi, è parte del problema.


Il silenzio che uccide due volte: il giallo dell’assassinio del professor Nuno Loureiro
Il silenzio che uccide due volte: il giallo dell’assassinio del professor Nuno Loureiro