Mohammed Hannoun è stato sbattuto fuori dalla piazza di Milano ma, ahinoi, resta in Italia e nella propaganda.
Ha detto che “i collaborazionisti vanno uccisi”, e guardate bene che non si tratta di una metafora ma di un vero e proprio invito alla violenza pronunciato in pubblico. Intorno a lui si stende come al solito un velo di silenzio: molti che ieri piangevano i civili di Gaza oggi distolgono lo sguardo o al massimo si limitano a qualche imbarazzato «distinguo».
È la pedanteria della coerenza a orologeria, ossia, principî a comando e tanta indignazione a ore.
Cacciarlo dalla piazza è giusto, eppure non basta. La vera misura da prendere è non tacere quando la parola diventa proiettile. Scordatevi la scusa del contesto: chi invoca morte perde ogni diritto a essere ascoltato.
Il saluto di Hannoun
I morti sbagliati di Gaza
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