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Il pogrom di Hamas e la deriva antisemita

Roberto Cenati

Tempo di Lettura: 4 min
Il pogrom di Hamas e la deriva antisemita

Tutto è iniziato il 7 ottobre, con il terribile pogrom di Hamas, l’attacco più grave registratosi nella storia del popolo ebraico dopo la Shoah. L’indignazione dell’opinione pubblica è durata solo qualche giorno di fronte a quel terribile massacro e al più grande stupro di massa di questi tempi, considerato dai terroristi come strumento di guerra. Poi la legittima reazione di Israele e la drammatica situazione umanitaria determinatasi nella Striscia di Gaza hanno subito rimosso quanto avvenuto il 7 ottobre.

Addirittura, nel corso delle manifestazioni filopalestinesi svoltesi in numerose città, si è arrivati al punto di considerare i terroristi di Hamas come resistenti, accostandoli alla Resistenza italiana. La Resistenza ha lottato contro il nazifascismo, per la libertà, la democrazia e per la costruzione di un mondo migliore. Hamas è contro la libertà e la democrazia. È dalla parte della barbarie, per un regime spietato e oppressivo. Nel suo statuto è prevista la cancellazione dello Stato di Israele, l’eliminazione degli ebrei e la costruzione di una repubblica islamica come in Iran e non di uno Stato palestinese.

Per la prima volta la Lega Araba, il 30 luglio 2025, ha condannato gli attacchi terroristici del 7 ottobre, ha esortato Hamas a liberare gli ostaggi, a cedere le armi all’Autorità nazionale palestinese, a rinunciare al dominio sulla Striscia di Gaza, con l’obiettivo di costruire una Palestina indipendente. Israele, unico Stato democratico nell’area mediorientale, in cui funziona la giustizia e si svolgono libere elezioni, è da 77 anni che lotta per la propria sicurezza e per poter vivere in pace. Dal 7 ottobre è stato impegnato a respingere gli attacchi provenienti da ben cinque fronti di guerra, dimostrando grandi capacità di resistenza. Hamas non cerca la vittoria, cerca la caduta di Israele. Non gli importa se Gaza brucia purché Israele venga sempre più isolata a livello internazionale. La sua forza non è militare, è mediatica.

E forse la cosa più agghiacciante è questa: Hamas ha capito benissimo come fare breccia sull’opinione pubblica occidentale. Non è un caso che le prime notizie diffuse nei notiziari riguardino il numero delle vittime palestinesi, trasmesse direttamente da Hamas, senza nessuna verifica. Non una parola viene spesa dai media sulla più grave crisi umanitaria al mondo causata dalla guerra in Sudan, dove 25 milioni di persone patiscono la fame e 13 milioni sono state costrette ad abbandonare le loro case.

Se a Gaza si sta assistendo a una drammatica crisi umanitaria, non ci si sofferma mai sulla sofferenza del popolo israeliano. La ferita del 7 ottobre ha traumatizzato il Paese e causato immenso dolore ai familiari degli ostaggi, dei quali il Paese chiede la liberazione. Dopo quasi due anni di guerra i cittadini israeliani hanno vissuto e stanno vivendo momenti di paura e di stress per i continui attacchi missilistici provenienti dai fronti di guerra, mentre i riservisti, periodicamente richiamati, hanno perso la garanzia di un lavoro stabile e sono sottoposti a gravi traumi psicologici.

L’antisemitismo, che ha radici secolari, si sta manifestando con sempre più preoccupante intensità nel nostro Paese. Ci eravamo illusi che dopo la Shoah tutto fosse superato. Ma non è stato così. Oggi più che mai assistiamo a un ritorno di elementi antichi. E nonostante abbia cambiato nome nel tempo – da antigiudaismo, come odio di stampo religioso, ad antisemitismo come ostilità antiebraica di stampo razzista, a cui si accompagna la negazione o la relativizzazione della Shoah – l’odio antiebraico presenta aspetti mai sopiti.

L’uso inappropriato del termine genocidio costituisce uno scrollarsi di dosso – come sostenuto recentemente da Liliana Segre – «la responsabilità storica dell’Europa, inventando una sorta di contrappasso senza senso, un ribaltare sulle vittime del nazismo le colpe dell’Israele di oggi dipinto come nuovo nazismo».

La lotta contro l’antisemitismo costituisce la priorità fondamentale per il nostro Paese. L’antisemitismo non colpisce soltanto i nostri concittadini ebrei, ma tutti noi: mina le basi della nostra stessa democrazia e si contrappone ai principi della nostra Carta costituzionale.


Roberto Cenati
Già Presidente Anpi Provinciale di Milano


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