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⌥ Il Natale col cocomero

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Disney+ giura che è un caso, che proprio non c’era nessuna intenzione. Fatto sta che tra lucine di Natale, laptop e adolescenze zuccherose, nella sua pubblicità è stato infilato con nonchalance il cocomero. Difficile pensarla come svista grafica o vezzo pop. Più facile interpretarlo come un simbolo politico riconoscibile da decenni come surrogato della bandiera palestinese. Il tutto dentro uno spot natalizio.

È questo il punto. Non la Palestina, non Israele, non la legittimità o meno delle cause. Il punto è l’uso di un simbolo militante dentro una campagna che dovrebbe vendere abbonamenti, non posizioni. Disney dunque non prende posizione apertamente, sarebbe troppo onesto. Fa peggio: strizza l’occhio. Ammicca. Lancia il segnale a chi deve capirlo, mantenendo la copertura della casualità. È solo un adesivo, dai. È solo una ragazza. È solo Natale.

Ma non è mai “solo”. È il marketing morale di chi sa che una parte del pubblico applaudirà e l’altra, se protesta, verrà liquidata come paranoica o isterica. È l’ideologia trasformata in arredamento. Un’allusione politica ridotta a sticker, ripulita dal sangue e dalla complessità, resa cool, instagrammabile, innocua. Apparentemente.

Il risultato è un Natale ideologico senza dichiararlo, una presa di posizione senza assumerne il peso, una scelta politica fatta passando dalla porta di servizio. E soprattutto un messaggio chiarissimo: non esistono più spazi neutri. Nemmeno le pubblicità natalizie. Nemmeno Disney. Scale mobili, appunto. Scendono sempre. E quasi sempre dalla stessa parte.


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