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Il Gran Muftì di Gerusalemme e l’alleanza con Hitler

Setteottobre

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Il Gran Muftì di Gerusalemme e l’alleanza con Hitler

Gran Muftì di Gerusalemme (Haj Amin al-Husseini, 1897–1974)

Nominato Gran Muftì nel 1921 dal commissario britannico Herbert Samuel, divenne anche presidente del Consiglio Musulmano Supremo (1922). Usò l’autorità religiosa per consolidare un ruolo politico di primo piano in Palestina.

Leadership politica

Fondò e guidò l’Alto Comitato Arabo (1936). Ebbe un ruolo centrale nelle tensioni e nelle violenze del 1929 e nella rivolta araba del 1936-39 contro britannici e sionisti.

Rottura con Londra e fuga

Ricercato dai britannici, fuggì prima in Libano e poi in Iraq, dove appoggiò il colpo di stato filotedesco del 1941. Dopo il fallimento, riparò in Italia e quindi in Germania.

L’incontro con Hitler (28 novembre 1941)

A Berlino chiese sostegno per impedire l’immigrazione ebraica in Palestina e per riconoscere “l’eliminazione dell’elemento ebraico” come obiettivo dell’Asse in Medio Oriente.

Propaganda e reclutamento

Trasmetteva da Radio Berlino in arabo, incitando alla guerra contro ebrei e britannici. Collaborò al reclutamento di musulmani (es. divisione SS “Handschar”) al servizio nazista.

Ostilità ai salvataggi ebraici

Fece pressioni diplomatiche per bloccare scambi di prigionieri e trasferimenti di ebrei verso la Palestina mandataria durante la guerra.

Dopo il 1945

Fermato in Francia, evase e si stabilì al Cairo. Tornò a guidare l’Alto Comitato Arabo e restò figura influente della causa palestinese fino alla morte (Beirut, 1974).

Perché oggi è importante ricordarlo

La sua alleanza con il nazismo segna un punto di contatto tra antisemitismo europeo e antisionismo arabo, con un’eredità politica e propagandistica che ancora alimenta controversie storiche e memorie conflittuali.


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