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Il Consiglio Supremo di Difesa si schiera con la Pace di Sharm el-Sheikh, sta con Israele per il disarmo di Hamas

Onu, fumata bianca sul piano Trump per Gaza

Nicoletta Ferragni

Tempo di Lettura: 7 min
Il Consiglio Supremo di Difesa si schiera con la Pace di Sharm el-Sheikh, sta con Israele per il disarmo di Hamas
Il Consiglio Supremo di Difesa si schiera con la Pace di Sharm el-Sheikh, sta con Israele per il disarmo di Hamas

Di fatto è una scelta di campo: con il comunicato diffuso al termine del Consiglio Supremo di Difesa, convocato al Quirinale dal presidente Sergio Mattarella il 17 novembre 2025, l’Italia si allinea esplicitamente alla cornice della Pace di Sharm el-Sheikh e accredita il governo di Benyamin Netanyahu come interlocutore affidabile nel percorso verso un cessate il fuoco stabile e una soluzione politica del conflitto.

Nel documento, il Consiglio non si limita a registrare il fragile equilibrio emerso a Gaza, ma lo inserisce dentro una visione di sicurezza regionale, di contrasto all’antisemitismo e di difesa dell’architettura democratica europea, con un passaggio centrale: la necessità di attuare pienamente il piano di Sharm el-Sheikh, incluso il disarmo di Hamas, la fine dell’occupazione militare israeliana nella Striscia e la ricostruzione dell’enclave palestinese. È il quadro politico che lega, in modo inscindibile, sicurezza di Israele, tutela dei civili palestinesi e risposta sistemica alle minacce ibride e cognitive.

Nel comunicato finale si legge:

«il Consiglio valuta positivamente il raggiungimento del cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi.
Desta grande preoccupazione il perdurare di episodi di violenza che causano un alto numero di vittime tra i civili.
Va ribadito che i sentimenti suscitati dagli avvenimenti a Gaza non possono confluire in quello ignobile dell’antisemitismo che oggi appare talvolta riaffiorare.
Il Consiglio sottolinea che una pace duratura richiede un approccio regionale e multilaterale, capace di bilanciamento tra poteri locali e impegno internazionale, e deve necessariamente garantire il disarmo di Hamas. È indispensabile l’attuazione del piano di pace di Sharm el-Sheikh, mantenendo il rispetto del cessate il fuoco da ambo le parti, con l’obiettivo finale di giungere alla conclusione dell’occupazione militare delle forze israeliane nella Striscia di Gaza e di avviarne la ricostruzione.
In questo senso l’Autorità nazionale palestinese è un interlocutore fondamentale per l’Italia e la Comunità internazionale.
L’Italia è presente nell’assistenza umanitaria nella Striscia di Gaza e farà la sua parte anche per l’addestramento delle forze di Polizia palestinesi, e nella partecipazione alle iniziative dell’Unione Europea e della comunità internazionale.
Il Consiglio ribadisce che una pace duratura nella regione è possibile solo attraverso il riconoscimento e la realizzazione della soluzione “due popoli due Stati”.
Il Consiglio ha preso in esame la situazione nel Sud del Libano, dove il quadro di sicurezza continua ad essere fragile, con perduranti violazioni della risoluzione n. 1701 del 2006 e il ripetersi di inaccettabili attacchi da parte israeliana al contingente di UNIFIL, attualmente a guida italiana.
Anche in relazione alle decisioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU di concludere la missione UNIFIL, resta ineludibile garantire la sicurezza della Linea Blu, favorendo l’incremento delle capacità delle Forze Armate Libanesi.
È stata affrontata inoltre la situazione critica in Libia e nel Sahel. Si tratta di un’area cruciale per la sicurezza del continente europeo.
Il Consiglio esprime forte allarme per il perdurare della guerra civile in Sudan, causa di una gravissima crisi umanitaria.
L’Italia rimane impegnata per la stabilizzazione dei Balcani, in cui emergono alcune forti tensioni bilaterali.
Il Consiglio valuta che le potenziali minacce derivanti da presenze ostili nel Mediterraneo meritino attenta considerazione anche da parte della NATO.
Il Consiglio ha affrontato il tema della minaccia ibrida proveniente dalla Russia e da altri attori stranieri ostili, quale sfida complessa per la sicurezza dell’Europa e dell’Italia nonché per l’integrità dei processi democratici.
Il Consiglio ha evidenziato i gravi rischi di una minaccia in continuo incremento, basata sulla pervasività e diffusione di attività offensive fondate sulla velocità, sul volume e sull’ubiquità della tecnologia digitale, nonché sull’impiego malevolo dell’Intelligenza Artificiale.
Il Consiglio ha espresso preoccupazione per la manipolazione dello spazio cognitivo, attraverso campagne di disinformazione, interferenze nei processi democratici, costruzione di narrazioni polarizzanti e sfruttamento delle piattaforme digitali per indebolire la fiducia nelle istituzioni e minare la coesione sociale.
A ciò si affiancano le operazioni cyber che possono avere come obiettivo le infrastrutture critiche, reti sanitarie, sistemi finanziari e piattaforme logistiche, con il fine di causare interruzioni, ritardi, frizioni e sfiducia sistemica.
Il Consiglio ha condiviso la necessità, sottolineata anche in ambito europeo e dell’Alleanza Atlantica, di mantenere alta la vigilanza sulla tutela delle infrastrutture critiche nazionali, nella difesa contro gli attacchi cyber e nella dimensione cognitiva.
Alle dimensioni tradizionalmente note si aggiungono oggi anche il dominio spazio e la dimensione subacquea, due ambiti la cui importanza va crescendo in modo esponenziale.
L’insieme di queste minacce rappresenta una sfida alla quale occorre reagire con necessaria tempestività e capacità, anche attraverso la definizione di nuovi strumenti.
Il Consiglio, al termine dei lavori, ha espresso sentimenti di intensa vicinanza e gratitudine per tutti i militari impegnati nelle varie operazioni in Italia e all’estero e, in particolare, per i militari italiani impegnati nella missione UNIFIL nel sud del Libano e in quelle nel fianco Est dell’Alleanza Atlantica, aree particolarmente critiche, per l’esemplare professionalità manifestata nell’assolvimento del loro compito.»

La chiave politica sta in almeno tre punti.

Primo: il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi vengono «valutati positivamente» non come evento isolato, ma come primo tassello di un percorso legato al piano di Sharm el-Sheikh. L’esplicito richiamo all’«indispensabile attuazione» di quel piano – con il rispetto del cessate il fuoco da entrambe le parti e con l’obiettivo di «giungere alla conclusione dell’occupazione militare» israeliana nella Striscia – accredita l’architettura diplomatica che vede al centro Israele, Egitto, Stati Uniti e gli altri attori regionali. In questo quadro, parlare di “attuazione” significa dare per acquisita la legittimità di quella road map e quindi anche la disponibilità del governo Netanyahu a muoversi entro quella cornice, sia pure tra ambiguità e tensioni interne.

Secondo: il Consiglio lega in modo diretto la pace a Gaza al disarmo di Hamas e al rifiuto dell’antisemitismo. Il messaggio è chiaro: la solidarietà con i civili palestinesi e l’indignazione per le immagini di Gaza non possono trasformarsi in odio verso gli ebrei. L’insistenza sullo smantellamento militare di Hamas, unita al richiamo alla soluzione «due popoli due Stati», lascia intendere che il partner di lungo periodo, per Roma, resta uno Stato di Israele in sicurezza, governato – oggi – da Netanyahu, ma incardinato in una prospettiva politica che prevede la nascita di uno Stato palestinese e un ruolo rafforzato dell’Autorità nazionale palestinese. È una fiducia vigilante, ma pur sempre una fiducia: senza un minimo di credibilità attribuito a Gerusalemme e a Netanyahu, il riferimento operativo a Sharm el-Sheikh sarebbe poco più che un auspicio retorico.

Terzo: la guerra di Gaza viene esplicitamente collocata dentro un quadro più ampio di instabilità – Libano, Libia, Sahel, Sudan, Balcani – e di minaccia ibrida di matrice russa e non solo. Il Consiglio parla di manipolazione dello «spazio cognitivo», di narrazioni polarizzanti, di attacchi cyber alle infrastrutture critiche, di uso malevolo dell’intelligenza artificiale. È la stessa grammatica della guerra cognitiva che ormai attraversa l’intero fronte euro-mediterraneo: campagne online che sfruttano il conflitto israelo-palestinese per spaccare le opinioni pubbliche, delegittimare le istituzioni democratiche, alimentare antisemitismo e radicalizzazioni.

In questo senso, la posizione italiana non è neutrale.
Il Consiglio Supremo di Difesa, riunito al Quirinale, prova a fissare una bussola: sicurezza di Israele, diritti dei palestinesi, contrasto all’odio antiebraico e difesa dello spazio democratico europeo non sono capitoli separati, ma parti di uno stesso dossier. E la loro gestione passa, oggi, anche dalla capacità del governo Netanyahu di rispettare impegni e cessate il fuoco assunti nella cornice di Sharm el-Sheikh, e dalla volontà europea – Italia in testa – di non lasciare quella cornice sulla carta.

Il Consiglio Supremo di Difesa si schiera con la Pace di Sharm el-Sheikh, sta con Israele per il disarmo di Hamas