Poche terre hanno subito i cambiamenti di popolazione come accadde per la terra d’Israele. In generale già la Bibbia narra che la terra di Kenaan era stata conquistata da popoli che avevano cancellato la presenza dei popoli precedenti. La Storia è fatta così e non ci si deve meravigliare se oggi i Normanni non sono più in Sicilia: altri popoli li hanno sostituiti. La Bibbia narra che lo stesso destino sarebbe toccato alla terra di Israele: Giosuè conquistò la terra che era stata promessa ai patriarchi, ma gli Assiri prima e i Babilonesi occuparono quei territori e deportarono l’élite e la parte “nobile” degli ebrei lasciando gran parte del popolo dedito all’agricoltura e ai lavori minori, portando in quelle terre altre popolazioni, che apportarono modifiche alla cultura e alle tradizioni locali.
La conquista della terra di Kenaan, fatta da Giosuè fu di fatto cancellata dalle popolazioni che la conquistarono. Tuttavia, la realtà cambia quando Ciro il Grande, il Re di Persia che aveva conquistato Babilonia, riconosce che gli ebrei seppure in cattività continuavano a mantenere un legame ancora forte con la madre patria e consente loro di tornare a costruire il Tempio e a ricreare la società ebraica originaria. Fenomeni simili si crearono per altri popoli, che tuttavia ebbero breve durata: il caso del popolo ebraico è anomalo perché in realtà il legame con Gerusalemme e la Terra d’Israele non si interruppe mai. Gli ebrei furono in gran parte deportati, ma non cessarono mai di volere tornare alla loro terra: i mamelucchi, i Turchi, i crociati, gli inglesi gli arabi colonizzarono il paese, ma non riuscirono mai a cancellare l’identità ebraica del posto: i conquistatori rimasero sempre e solo coloni. Anche noi italiani colonizzammo la Libia, la Somalia ecc. dove lasciammo certamente una traccia consistente del nostro passaggio, ma non riuscimmo mai a sostituire la popolazione locale.
Tutti i popoli che hanno colonizzato la terra d’Israele non sono mai riusciti ad estirpare la radice ebraica del posto, anche se a rappresentare l’identità della popolazione originaria rimase solo la popolazione meno identificata. Questo vale anche per gli arabi e i turchi che vi abitarono per molti anni.
Le decisioni della Società delle Nazioni
Non è quindi un caso se la Società delle Nazioni nel decidere quali avrebbe dovuto essere il futuro della Palestina parli solo di un territorio destinato agli Ebrei, che avrebbero dovuto rispettare le esigenze degli altri gruppi. La polemica sul desiderio dei coloni ebrei di voler essere presenti ovunque nella Terra Santa è basata sul pregiudizio che gli ebrei siano i coloni: è chiaro che il ritorno degli ebrei in Terra Santa avrebbe creato dei problemi, specie se i “coloni” avrebbero rappresentato la parte più legata alla storia e alla tradizione degli ebrei che vi hanno abitato per secoli.
Perché gli arabi andarono in Palestina
La ricerca di luoghi in cui trovare lavoro ha indotto molte persone a trasferirsi in Terra Santa: gli arabi arrivarono proprio in Palestina dal Sud e dal Nord: dal Sud dove i lavoratori, impegnati negli scavi per la creazione dell’Istmo di Suez, erano sottoposti a un lavoro da neo-schiavisti; e al Nord, dalla Siria dove il lavoro scarseggiava. Alla fine dell’Ottocento, nel suo pellegrinaggio in Terra Santa, Mark Twain trovò deserta quella terra, se si esclude le città sante per gli ebrei.
Il primo embrione di Stato ebraico creato da una donna: Donna Gracia Mendez
Il ritorno ebraico in Terra Santa avvenne in varie fasi: il primo grande ritorno avvenne dopo la Cacciata degli ebrei dalla Spagna e dal Portogallo alla fine del 15° secolo: questo esodo creò migliori opportunità di lavoro, cosa che accade oggi con i migranti che lasciano l’Africa per venire in Europa a cercare lavoro. All’inizio del 16° secolo Donna Gracia Mendez, una donna marrana tornata all’Ebraismo, dopo aver vagato per l’Europa senza trovare un rifugio sicuro e definitivo, chiese e ottenne dal Sultano di Istambul un territorio per creare quello che possiamo definire un primo embrione di Stato ebraico nella Galilea. La grandezza di Donna Gracia fu quella di investire parte delle sue ricchezze per creare lavoro in Galilea: fu così che, a parte gli ebrei, molti arabi si stabilirono in Galilea. Da allora il flusso di ebrei desiderosi di stabilirsi in Terra Santa aumentò, dando anche slancio allo sviluppo della Cultura e della Kabbalà in particolare. Le persecuzioni in Europa orientale (ma anche in alcuni paesi arabi) spinsero gi ebrei ad organizzarsi e a tornare in Terra Santa: un grande gruppo di ebrei (e tra questi mio bisnonno) lasciò il Marocco alla fine dell’ottocento per salire in Terra Santa dopo i massacri di Marrakech: furono così rafforzate le accademie di studio che erano comunque rimaste attive nei secoli; anche la vita sociale e di assistenza ai bisognosi riprese vita. L’ONU ha ricevuto in eredità le decisioni assunte dalla Società delle Nazioni e tra queste l’art. 95 del trattato di Sèvres secondo il quale il paragrafo 4 dell’art. 22 del Patto della Società delle Nazioni. Questo doveva essere applicare solo agli ebre bre e non agli abitanti arabi che vivevano nell’area delineata dal Mandato per la Palestina. Questo però non doveva pregiudicare i diritti civili e religiosi sia degli ebrei che non avessero vissuto in Palestina, sia degli altri abitanti: si trattava per lo più di arabi egiziani o siriani: e quindi non rientravano nel diritto proveniente dal Mandato.
Qualsiasi decisione viene oggi assunta deve tenere conto anche del passato e soprattutto il legame storico del popolo ebraico con la Palestina, presupposto per ricostruire la nazione ebraica in quel paese: questa la posizione espressa dal Consiglio della Lega delle Nazioni. Non si parla di uno stato arabo in Palestina e questo in quanto, come detto, gli arabi erano per lo più egiziani o siriani.
L’ONU raccolse l’eredità della Società della Lega delle Nazioni e quindi le decisioni assunte dalla Lega. La Palestina comprendeva anche la Transgiordania e quando la Gran Bretagna donò il territorio agli Ashemiti, l’ONU approvò una nuova Risoluzione, la 181, che prevedeva la creazione di due Stati nel territorio rimasto. È noto che gli Stati arabi non accettarono la Risoluzione e con l’intento di occupare tutto il territorio, aggredirono ripetutamente lo Stato ebraico: 1948-49, 1967, 1983 e poi ancora il 7 ottobre: pertanto gli arabi hanno gettato nel cestino la Risoluzione 181 e qualsiasi accordo oggi, in una situazione nuova, dopo i dolori e i tanti massacri deve, essere nuovamente ridiscusso. Non si può giocare troppo con le risoluzioni e non si può negare una storia bimillenaria.
Il futuro: necessario un nuovo accordo che necessiterà un chiarimento sulle premesse
Il rifiuto arabo al ritorno ebraico in Palestina è stato sempre totale, anche da parte di quelli che sono considerati moderati: l’obiettivo rimaneva e rimane la cancellazione di Israele. Viene predicato un altro genocidio dopo il primo fatto dai Nazisti, di cui il Gran Muftì era Stato alleato.
Il rifiuto continuativo da parte degli arabi delle decisioni contenute nella 181 ha fatto scadere il valore legale di quella decisione: quindi niente stati per due popoli. Lo scopo degli arabi rimaneva e rimane sempre l’eliminazione totale dell’esistenza politica, economia e militare e culturale degli ebrei in Palestina. Questa posizione è stata sostenuta sia dal Fatah (ANP) che da Hamas: il Jihyad islamico (diremmo il genocidio) va applicato a Israele e ai suoi abitanti.
Come già osservato, nel progetto originario, la Palestina doveva comprendere anche le terre che si trovavano oltre il Giordano, donate dalla Gran Bretagna agli Ashemiti: pertanto per la Palestina rimase solo il territorio dal fiume Giordano al mare. Quindi da un punto di vista legale, considerando quanto deciso dalla Lega ed ereditato dall’ONU, l’espressione “dal fiume al mare” significa che tutto il territorio dal fiume Giordano al mare deve esser assegnato agli ebrei palestinesi. Infatti, secondo quando decise l’Imperatore Adriano, che cambiò il nome di Giudea in Palestina, in quel tempo gli ebrei erano gli unici abitanti della Palestina romana: una parte di questi ebrei e dei suoi discendenti sono l’unico popolo che abitò con continuità per millenni le terre delle Palestina.
E dopo molti esili vi sono finalmente ritornati.
Il conflitto in Terra santa: il capovolgimento della verità storica
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