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⌥ Il ciondolo e la candidata

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La signora porta al collo una catenina con un ciondolo a forma di Israele ridipinto con i colori della bandiera palestinese: elegante cancellazione 2.0. Lo sfoggio non è un vezzo ma un trucco d’oreficeria per tentare di trasformare l’annullamento in moda.

Chi la candida applaude, perché la politica ha sempre bisogno di oggetti di scena. Souzan Fatayer che si definisce – con sprezzo del ridicolo – ‘na palestinese napulitana’, non è una macchietta ma una triste aspirante alle elezioni regionali di Alleanza Verdi e Sinistra, dettaglio che rende la scelta dei suoi sponsor, più che una strategia elettorale, un esercizio di indecenza morale.

Ridurre un progetto di annientamento a ciondolo significa anestetizzare il male e cercare di imbellirlo e voler eleggere chi lo rende accettabile è normalizzare l’odio come opzione politica. Insomma, un esercizio di quella miserabile arte che è la trasformazione di una minaccia di genocidio (quello vero) in accessorio.

Se la lista pensa che questo porti voti, buon per loro. Pessimo per chi ancora crede che la decenza debba avere un senso nel dibattito pubblico.


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