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«Hotel a cinque stelle per i terroristi liberati»: l’inchiesta che fa discutere Il Cairo

Nicoletta Ferragni

Tempo di Lettura: 3 min
«Hotel a cinque stelle per i terroristi liberati»: l’inchiesta che fa discutere Il Cairo

Un’inchiesta del Daily Mail, pubblicata sabato 25 ottobre, sostiene che oltre 150 detenuti palestinesi con condanne per terrorismo, rilasciati da Israele nell’ambito dell’accordo di cessate il fuoco e scambio ostaggi, soggiornino oggi in un resort a cinque stelle al Cairo, tra turisti ignari e servizi di lusso. Secondo il resoconto, il gruppo alloggerebbe al Renaissance Cairo Mirage City Hotel (catena Marriott), senza particolari restrizioni visibili agli altri ospiti. La notizia, rilanciata da testate israeliane, ha immediatamente sollevato interrogativi su sicurezza, monitoraggio e scelte politiche che hanno seguito le scarcerazioni.

Le ricostruzioni parlano di circa 154 individui, alcuni condannati all’ergastolo per omicidi e rapimenti, trasferiti in Egitto dopo la liberazione. Fonti giornalistiche affermano che reporter sotto copertura abbiano prenotato camere nello stesso piano di alcuni ex detenuti, documentandone la presenza. Le autorità egiziane non hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali sui dettagli logistici, mentre gli analisti discutono i rischi di radicalizzazione e riorganizzazione in un contesto urbano e turistico così esposto.

Tra i nomi citati figurano soggetti di alto profilo, come Mahmoud Issa (Hamas), indicato come fondatore di un’unità speciale responsabile di rapimenti negli anni Novanta. La permanenza in una struttura di pregio, con accesso a ristoranti, spa e palestra, viene descritta come un cortocircuito rispetto alla narrazione ufficiale di controllo stretto post-scarcerazione. Per esperti di sicurezza, l’assenza di segregazione dagli altri ospiti potrebbe generare vulnerabilità sia per i civili sia per gli stessi ex detenuti.

Il caso riapre anche il dossier politico: chi decide dove e come ospitare i rilasciati? Quali garanzie sono state concordate tra le parti sull’eventuale sorveglianza? E fino a che punto un Paese terzo può e deve farsi carico del “dopo” di misure straordinarie come le liberazioni collettive? I media che hanno ripreso l’inchiesta chiedono maggiore trasparenza sulla catena di responsabilità – da Israele, che ha autorizzato i trasferimenti, alla mediazione internazionale che ha reso possibile l’intesa.

In mancanza di un commento ufficiale del governo egiziano e della proprietà dell’hotel, restano due piani di valutazione: quello fattuale, che chiede conferme indipendenti e tracciabilità, e quello politico, che misura la distanza tra l’esigenza di chiudere una fase di guerra e la gestione concreta delle sue conseguenze. Intanto, l’immagine dei «terroristi in vacanza al cinque stelle» minaccia di incidere sul consenso pubblico verso accordi futuri di scambio e tregua, alimentando sospetti e polarizzazione in tutta la regione.


«Hotel a cinque stelle per i terroristi liberati»: l’inchiesta che fa discutere Il Cairo
«Hotel a cinque stelle per i terroristi liberati»: l’inchiesta che fa discutere Il Cairo