Chi è
Poetessa, paracadutista e martire sionista. Nata a Budapest in una famiglia ebrea colta e laica, lasciò l’Europa nel 1939 per sfuggire all’antisemitismo e si stabilì in Palestina, dove si unì al kibbutz Sdot Yam. La sua vita, breve e luminosa, è il simbolo della generazione che trasformò l’ideale in sacrificio.
Percorso
Nel 1943 si arruolò nel corpo ausiliario femminile dell’esercito britannico e poi nel gruppo dei paracadutisti ebrei addestrati in Palestina per lanciare missioni in Europa occupata: salvare gli ebrei e aiutare la Resistenza. Nell’estate del 1944 venne paracadutata in Jugoslavia e tentò di entrare in Ungheria, ma fu catturata, torturata e infine fucilata a Budapest a soli ventitré anni. Rifiutò di chiedere grazia o di tradire i compagni.
Profilo
Hannah Senesh era una ragazza di grande intelligenza e dolcezza, con la fermezza dei puri. Scrisse poesie che oggi fanno parte del patrimonio culturale israeliano: la più celebre, Ashrei hagafrur (“Beato il fiammifero”), parla della fiamma che si consuma illuminando.
Perché conta
È il volto femminile del coraggio e dell’altruismo. La sua morte, come le sue parole, unisce eroismo e innocenza. Hannah Senesh resta la prova che la dignità può resistere persino davanti al plotone d’esecuzione, e che anche una vita brevissima può lasciare un’eco che non si spegne.
Yitzhak Navon (1921–2015)