Non è più un sospetto, è una certezza inquietante. Hamas ha messo piede in Europa, e non per caso. L’arresto in Germania di tre uomini collegati al gruppo islamista palestinese — due cittadini tedeschi e un libanese — dimostra che la rete terroristica si è ormai radicata anche nel cuore del continente.
Il 1° ottobre, a Berlino, un’operazione congiunta tra i servizi tedeschi e il Mossad ha evitato una possibile strage. Nelle abitazioni dei sospetti sono state trovate armi da guerra, pistole e munizioni in grande quantità. Gli investigatori li seguivano da mesi, consapevoli che stavano pianificando un attacco contro obiettivi israeliani ed ebraici.
Ancora una volta, Israele ha fornito le informazioni decisive per fermare il pericolo. È grazie alla sua intelligence se oggi non piangiamo vittime in Germania.
Il dato inquietante è che due degli arrestati erano cittadini tedeschi. Segno che l’ideologia jihadista non arriva soltanto da fuori, ma si è già insinuata dentro la nostra società, alimentata da anni di ambiguità e sottovalutazioni.
Mentre l’Europa predica “dialogo” e “neutralità”, Hamas costruisce reti logistiche, raccoglie fondi, diffonde propaganda. E approfitta della lentezza politica di un continente che non vuole riconoscere il nemico per ciò che è: un’organizzazione terroristica che mira a distruggere Israele e a colpire chiunque lo sostenga.
Israele combatte questa minaccia ogni giorno, spesso da solo, ma la sua vigilanza protegge anche noi. Il Mossad non agisce solo per difendere Tel Aviv: difende un principio di civiltà, quello che in Europa sembra essersi indebolito.
Il rischio è chiaro: se continuiamo a considerare Hamas un problema “mediorientale”, ci troveremo presto a fare i conti con la sua presenza nelle nostre città.
L’Europa deve scegliere: restare cieca o imparare da Israele che la sicurezza non è mai un diritto acquisito, ma un dovere quotidiano.
Perché questa volta, il pericolo non è lontano. È già dentro casa.
Hamas in Europa non è più fantascienza
Hamas in Europa non è più fantascienza