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Guerra del Libano (1982–2000)

Setteottobre

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Nel 1982 il Libano è già devastato dalla guerra civile e l’OLP usa il sud del Paese come base per colpire il nord d’Israele. Il tentato assassinio dell’ambasciatore Shlomo Argov a Londra diventa la miccia: il 6 giugno Israele lancia l’operazione “Pace in Galilea”, entra in Libano, avanza fino a Beirut e costringe l’OLP a evacuare ad agosto-settembre.

Pochi giorni dopo, le milizie falangiste cristiane compiono il massacro di Sabra e Shatila. Israele, che controllava l’area esterna ai campi, non interviene: la Commissione Kahan attribuirà ad Ariel Sharon una responsabilità indiretta. L’episodio segna profondamente la percezione internazionale dell’intervento israeliano.

Nel vuoto lasciato dall’OLP si inserisce l’Iran, che tra il 1982 e il 1985 dà vita a Hezbollah, destinato a diventare il più potente attore armato non statale del Medio Oriente. Israele, ritiratosi da gran parte del Libano nel 1985, mantiene una fascia di sicurezza nel sud insieme all’Esercito del Libano del Sud, ma l’area diventa un fronte di scontri continui. Con gli anni cresce la pressione interna israeliana per uscire.

Il 25 maggio 2000 il governo Barak ordina il ritiro unilaterale. L’ALS collassa e Hezbollah entra nella zona proclamandosi vincitore. È l’inizio del suo dominio nel sud del Libano e del ruolo centrale che avrà in tutta la regione, fino alla guerra del 2006 e oltre.


Yitzhak Shamir (1915 – 2012)