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⌥ Greta a fine corsa

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C’è qualcosa di quasi comico nell’arresto di Greta Thunberg finito nel dimenticatoio. Non rimosso, sia chiaro: semplicemente rimpicciolito. Un quadratino anonimo, una noticina in pagina interna. Persino il Corriere della Sera, un tempo devotissimo, ha voltato pagina senza pensarci troppo. Niente prime pagine, niente coro morale. Solo silenzio.

E dire che la scena era pronta: arresto, posa, messaggio implicito. Ma il pubblico non ha abboccato. I riflettori, oggi, sono altrove. Guerre vere, tragedie vere, crisi vere.

L’attivismo performativo, quando ripete all’infinito lo stesso gesto, smette di fare notizia. Non scandalizza più, non divide più. Annoi. Il dettaglio più istruttivo è che l’indifferenza arriva proprio da chi l’aveva consacrata. Quando anche il mondo mediatico che ti ha costruita si stanca, il ciclo è chiuso. Non con un botto, ma con uno sbadiglio.

Tout passe, tout casse, tout lasse. Anche le icone. Anche le manette. Anche le rivoluzioni da prima pagina.


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