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Grecia. Il boicottaggio sciolto al sole della convenienza

Shira Navon

Tempo di Lettura: 3 min
Grecia. Il boicottaggio sciolto al sole della convenienza

Ogni volta che in Europa si alza il coro del boicottaggio contro Israele, basta attendere un attimo perché la realtà rimetta le cose a posto. Stavolta tocca alla Grecia, un Paese che da anni convive con un livello di antisemitismo sorprendentemente alto per un membro dell’Unione Europea. Secondo l’ultimo Eurobarometro dedicato al fenomeno, più del 25% dei greci dichiara opinioni ostili o pregiudizi sugli ebrei; secondo il rapporto ADL Global 100, ben il 69% della popolazione aderisce ad almeno uno dei principali stereotipi antisemiti. Eppure, quando si tratta di sicurezza nazionale, Atene guarda a Gerusalemme senza esitazioni, senza imbarazzo, ed è pronta ad aprire il portafoglio.

Il Parlamento greco ha appena approvato l’acquisto di 36 sistemi d’artiglieria PULS prodotti da Elbit Systems, per una cifra compresa tra 650 e 700 milioni di euro. Un investimento imponente, parte di un piano di modernizzazione militare da 28 miliardi che si estenderà fino al 2036. La ragione è semplice e non ha nulla a che vedere con le posture ideologiche che animano tante piazze europee: la Grecia vive sotto costante pressione strategica da parte della Turchia e sa che la tecnologia militare israeliana è oggi tra le più affidabili al mondo.

Il sistema PULS, capace di colpire obiettivi fino a 300 chilometri di distanza, rafforzerà il settore più sensibile del Paese: il confine nord-orientale con la Turchia e le isole dell’Egeo, spesso teatro di tensioni e sorvoli provocatori. La scelta, però, non è isolata. Atene e Gerusalemme negli ultimi anni hanno costruito un’alleanza che unisce addestramento congiunto, cooperazione economica e un centro di formazione aeronautica da tre miliardi di euro già operativo nel sud della Grecia. A questo si aggiunge un progetto ancora più ambizioso: uno scudo anti-missilistico sviluppato con Israele, una sorta di Iron Dome mediterraneo.

È un paradosso solo apparente: mentre nei talk show europei proliferano accuse, richieste di embargo, appelli moralistici che evaporano appena toccano la realtà, gli Stati scelgono ciò che li protegge davvero. La Grecia, nonostante il suo zoccolo duro di pregiudizio antiebraico, sceglie Israele. E non solo lo sceglie: lo integra nella propria infrastruttura di difesa, ne assume la tecnologia e ne riconosce la competenza.

Il grande boicottaggio proclamato nelle piazze affonda sempre nello stesso punto: la convenienza nazionale. Quando c’è da garantire la sicurezza dei propri confini, gli slogan non valgono nulla. Restano le decisioni, i contratti, gli accordi che rafforzano alleanze reali. E negli ultimi anni quasi tutti i Paesi europei che contano — dall’Italia alla Germania, passando per Repubblica Ceca, Finlandia e ora Grecia — hanno stretto rapporti sempre più solidi con l’industria militare israeliana.

Atene può anche coltivare i suoi pregiudizi, ma quando guarda all’Egeo non si affida alle illusioni: si affida a Israele.


Grecia. Il boicottaggio sciolto al sole della convenienza
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