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Global Sumud Flotilla: da «zero emissioni» a «zero credibilità»

Andrea Molle

Tempo di Lettura: 4 min
Global Sumud Flotilla: da «zero emissioni» a «zero credibilità»

La Global Sumud Flotilla continua a far parlare di sé, ma più che le bandiere issate al vento contano i numeri e i fatti che non vengono mai resi pubblici. Sappiamo che la flotta conta oltre cinquanta imbarcazioni partite da vari porti mediterranei e che il finanziamento ufficiale avviene tramite donazioni e crowdfunding. Tuttavia nessuno ha ancora visto una lista trasparente dei donatori, né un bilancio certificato che permetta di capire da dove arrivino realmente i soldi.

Circolano cifre astronomiche sui costi: si parla di quindicimila o addirittura trentamila euro al giorno per nave. Ma al momento non esiste una fonte verificabile che confermi questi numeri, e rilanciarli senza prove significa fare propaganda più che informazione. Se si tratta davvero di un’iniziativa dal basso, perché non mostrare apertamente chi paga il conto? La fiducia si costruisce con la trasparenza, non con gli slogan. Un’operazione che pretende di smascherare i governi dovrebbe almeno mostrare la stessa trasparenza che pretende dagli altri.

Ancora più imbarazzante è il capitolo sull’impatto ambientale. È facile sventolare la bandiera verde, ma navigare non è mai a impatto zero. Anche assumendo che la maggior parte delle barche siano a vela, il motore si accende spesso, soprattutto nelle tratte lunghe o difficili. Ogni litro di gasolio bruciato libera in atmosfera circa 2,7 chili di anidride carbonica. Una barca a vela media consuma da due a sei litri all’ora con il suo motore ausiliario, mentre un’imbarcazione di supporto può arrivare a cento litri l’ora o più.

Se facciamo il conto su ventiquattr’ore di navigazione con una flotta mista, si arriva facilmente a decine di migliaia di litri al giorno e a emissioni comprese tra settanta e centotrenta tonnellate di CO₂ quotidiane. Il costo dei soli carburanti, prendendo come riferimento il prezzo in Italia di circa 1,60 euro al litro, oscillerebbe tra i quarantasette e gli ottantaquattromila euro al giorno. E stiamo parlando soltanto del carburante, senza contare noleggi, cambusa, assicurazioni e logistica. In questo quadro diventa difficile conciliare l’immagine di una missione etica ed ecologica con i dati di fatto. Sembra che a Greta del pianeta non importi più nulla; insomma, da «zero emissioni» a «zero credibilità».

Ma il vero colpo alla credibilità della Flottilla arriva dall’episodio del presunto «attacco con drone» al largo della Tunisia. Gli attivisti hanno subito gridato al complotto, insinuando l’ombra di Israele dietro un tentativo di intimidazione. Eppure la ricostruzione successiva è chiara: non c’è stato alcun drone, nessun missile, nessun attacco esterno. A bordo pare si sia verificato un banale incidente con un flare, un razzo di segnalazione, scambiato ad arte per un attacco militare. La propaganda ha trasformato un imprevisto tecnico in un’arma narrativa. Ancora una volta, la verità è stata piegata per alimentare la solita narrazione accusatoria contro Israele.

Quando una missione si regge su mezze verità, omissioni e allarmismi, la sua credibilità si dissolve. Gli slogan di pace non cancellano le tonnellate di CO₂ bruciate ogni giorno, i proclami di trasparenza non valgono nulla senza bilanci verificabili, e i pianti sul «drone» si sgretolano davanti all’evidenza di un banale incidente di bordo.

La Global Sumud Flotilla si presenta come un’iniziativa di solidarietà, ma in realtà sembra soprattutto l’ennesima piattaforma politica per demonizzare Israele a qualunque costo. E infatti, proprio per confermare questa sua natura propagandistica, Francesca Albanese non si è sottratta alle comparsate e ai selfie d’ordinanza.

Un consiglio a chi partecipa a queste iniziative: se davvero volete difendere la pace e la giustizia, allora la prima forma di coerenza è dire la verità, tutta la verità, anche quando è scomoda. La Flottilla, come gran parte delle iniziative pro-pal, preferisce invece gonfiare i numeri, nascondere i donatori e trasformare un flare in un drone. Non è attivismo, è guerra cognitiva.


Global Sumud Flotilla: da «zero emissioni» a «zero credibilità»
Global Sumud Flotilla: da «zero emissioni» a «zero credibilità»