Gli Albanese. Nessuna parentela, ma una coincidenza istruttiva. C’è padre Giulio: missionario comboniano, orbita vaticana, ex MISNA. Quando parla di Medio Oriente il copione è fisso: Israele colpevole, Trump demonizzato, pace invocata a senso unico. Pacifismo selettivo, linguaggio terzomondista d’epoca, Hamas sempre fuori campo. Tutto semplice, tutto già deciso.
Poi Francesca, relatrice ONU. Più che un ruolo, una clava politica. Israele imputato permanente, mandato trasformato in militanza. Qui non c’è molto da discutere. C’è da chiedere conto di un incarico usato in modo apertamente improprio. Infine Anthony. Primo ministro australiano, tra i più lesti a riconoscere la Palestina senza condizioni. Il risultato non è stato simbolico: terrorismo, strage a Bondi Beach.
Quando i gesti scollegati dalla realtà incontrano il fanatismo, gli effetti sono concreti. Sono parenti? No. È solo un caso? Sì. Ma è un caso rivelatore: stesso cognome, stessa lettura a senso unico del Medio Oriente.
Domanda finale: quanti Albanesi stanno già valutando di cambiare nome per non essere confusi?
Gli “Albanese” cambiano nome
Gli “Albanese” cambiano nome
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