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Gli Accordi di Abramo

Setteottobre

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Gli Accordi di Abramo

Cosa sono?

Gli Accordi di Abramo (Abraham Accords) sono una serie di accordi diplomatici storici firmati nel 2020 tra Israele e alcuni Stati arabi — inizialmente gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein, a cui si sono aggiunti successivamente il Sudan e il Marocco. La mediazione è stata condotta dagli Stati Uniti, durante la prima presidenza Trump, con il sostegno del genero e consigliere presidenziale Jared Kushner.

Perché sono importanti?

Rappresentano una svolta nella politica del Medio Oriente. Fino ad allora, solo due Stati arabi avevano firmato la pace con Israele: l’Egitto nel 1979 e la Giordania nel 1994. La differenza è che Paesi che non avevano mai combattuto contro Israele hanno deciso di riconoscerlo ufficialmente, aprendo ambasciate, istituendo voli diretti, firmando accordi economici e persino cooperando nel campo della difesa e della sicurezza.

Cosa prevedono?

Reciproca apertura diplomatica, promozione di scambi economici e tecnologici, cooperazione nella ricerca scientifica, nel settore energetico e in quello turistico. Israele ha iniziato a esportare tecnologie agricole, mediche e informatiche nei Paesi firmatari, e le imprese arabe hanno mostrato grande interesse verso il know-how israeliano.
La cooperazione tra Emirati Arabi Uniti e Israele ha dato vita a investimenti congiunti in innovazione, intelligence artificiale, sicurezza informatica e agricoltura nel deserto. Anche il Marocco, che già intratteneva da anni rapporti informali con Israele, ha ufficializzato il legame in cambio del riconoscimento da parte degli Stati Uniti della sovranità marocchina sul Sahara Occidentale.

Perché si chiamano “Accordi di Abramo”?

Il nome è altamente simbolico: Abramo (in ebraico Avraham, in arabo Ibrahim) è considerato il patriarca comune delle tre grandi religioni monoteiste – ebraismo, cristianesimo e islam. In un contesto così segnato da conflitti religiosi e identitari, la scelta del nome suggerisce un messaggio di unità, rispetto e riconciliazione.

Cosa cambia per i palestinesi?

La reazione dei palestinesi agli Accordi di Abramo è stata aspramente negativa. L’Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) e l’Autorità Nazionale Palestinese considerano gli accordi un tradimento della causa palestinese, e i terroristi di Hamas li hanno definiti una “coltellata alle spalle”. I firmatari arabi degli Accordi sostengono che potranno avere un effetto positivo anche per i palestinesi, facilitando un clima di dialogo e cooperazione che potrebbe rendere più realistico e pragmatico un futuro accordo di pace. Gli Emirati Arabi, in particolare, hanno giustificato la loro scelta sostenendo che Israele, in cambio della normalizzazione, ha sospeso (ma non cancellato) l’annessione di parte della Cisgiordania prevista nel piano Trump. Documenti ritrovati a Gaza riportano che Sinwar, pochi giorni prima dell’attacco feroce contro Israele il 7 ottobre 2023, affermava che fosse necessaria una operazione straordinaria per minare il possibile accordo tra Israele e Arabia Saudita (nel quadro degli Accordi di Abramo) giacché erano in corso le prime avvisaglie.

Quali sono le implicazioni geopolitiche?

Gli Accordi di Abramo segnano anche un nuovo allineamento strategico nella regione. Gli Stati firmatari condividono con Israele una forte ostilità verso l’Iran, visto come minaccia comune, soprattutto sul piano nucleare e della destabilizzazione regionale. Inoltre, la cooperazione con Israele permette ai Paesi arabi firmatari di rafforzare i legami con gli Stati Uniti, accedere a nuove tecnologie e accrescere la propria influenza. Questo allineamento ha portato a una maggiore integrazione tra Israele e il mondo arabo sunnita, cambiando radicalmente la mappa diplomatica del Medio Oriente.


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