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Giorgio Perlasca (1910–1992)

Setteottobre

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Giorgio Perlasca (1910–1992)

Chi è

Un commerciante italiano dall’apparenza ordinaria, anima irrequieta e senso morale feroce. Antifascista per istinto più che per ideologia, uomo di poche parole e molti fatti. Perlasca non appartiene al pantheon degli eroi ufficiali: ci è entrato tardi, quasi controvoglia, e soltanto perché la storia, a un certo punto, non ha potuto più ignorarlo.

Percorso

Nel 1944 si trovava a Budapest come delegato commerciale. Quando l’Ungheria cadde nelle mani dei nazisti e delle Croci Frecciate, iniziò a collaborare con l’ambasciata spagnola, che rilasciava documenti protettivi agli ebrei. Quando il vero ambasciatore, Ángel Sanz Briz, fu costretto a lasciare il Paese, Perlasca fece una cosa pazzesca: si autoproclamò suo successore, inventandosi un incarico che non aveva. E funzionò. Usò il sigillo dell’ambasciata, batté i pugni sui tavoli del governo collaborazionista, pretese rispetto e ottenne corridoi umanitari. Salvò migliaia di ebrei distribuendo protezioni diplomatiche, ospitandoli nelle case sotto tutela spagnola e affrontando personalmente funzionari e miliziani. Nessuno lo smascherò. O forse nessuno ebbe il coraggio di farlo.

Profilo

Discreto, testardo, allergico alla retorica. Non raccontò quasi niente a nessuno. Tornò in Italia e visse come se la sua avventura ungherese non fosse mai esistita: lavoro, famiglia, silenzio. Solo alla fine degli anni Ottanta, quando alcune donne ebree salvate da lui iniziarono a cercarlo, la verità venne fuori. Anche allora restò spiazzante nella sua semplicità: “Ho fatto quello che dovevo.”

Perché conta

Perchè è l’esempio più limpido di come un singolo individuo possa cambiare il destino di migliaia di persone usando soltanto bluff, coraggio e una dignità incrollabile. Nel 1989 il suo nome iniziò a circolare, nel 1992 morì ancora poco conosciuto, nel 2001 Yad Vashem lo riconobbe Giusto tra le Nazioni. Perlasca non aveva potere, non aveva titoli, non aveva ordini da eseguire. Aveva solo la coscienza. A volte basta.


Giorgio Perlasca (1910–1992)