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Gerusalemme, falle strutturali nella sicurezza

In un rapporto recente il Controllore di Stato parla di criticità nell’apparato di difesa

Barbara Covili

Tempo di Lettura: 3 min
Gerusalemme, falle strutturali nella sicurezza

L’attentato terroristico avvenuto oggi (26 dicembre) nel nord di Israele, con due civili uccisi, non è un episodio isolato né imprevedibile. Mentre la stampa internazionale conferma la matrice terroristica e l’origine dell’attentatore dalla Cisgiordania, emerge con forza una questione che da mesi viene segnalata dalle stesse istituzioni israeliane: l’esistenza di falle strutturali nel sistema di sicurezza, in particolare nei controlli sugli ingressi illegali e nel coordinamento tra le diverse autorità responsabili.

È proprio in questo contesto che va letto il rapporto ufficiale sulle criticità della sicurezza nell’area di Gerusalemme, un documento che non proviene da ambienti politici o militanti, ma dal Controllore di Stato israeliano, una delle istituzioni più autorevoli e indipendenti del Paese.
Organo costituzionale, nominato dalla Knesset, il Controllore di Stato ha il compito di verificare l’operato del governo, delle forze di sicurezza e delle amministrazioni pubbliche. I suoi rapporti non sono dichiarazioni politiche ma documenti ufficiali, basati su audit, ispezioni sul campo, dati forniti dalle stesse autorità statali, ed è proprio per questo che quando il Controllore lancia un allarme, non può essere liquidato come propaganda o allarmismo.

Il quadro che emerge dal rapporto su Gerusalemme è quello di una sicurezza frammentata, incompleta e segnata da ritardi pluriennali. Ampi tratti della barriera di separazione risultano ancora oggi incompleti o danneggiati. In diversi punti sono presenti brecce note da anni, utilizzate sistematicamente per ingressi illegali di persone che per la maggioranza cercano lavoro in Israele.

Secondo i dati raccolti, ogni mese decine di migliaia di palestinesi entrano nell’area di Gerusalemme senza permesso, sfruttando varchi non presidiati o controlli saltuari di cui solo una parte viene intercettata e addirittura in molti casi non vi è alcun controllo, né identificazione.
Il rapporto denuncia anche l’assenza di coordinamento operativo tra polizia, esercito, autorità municipali e ministeri competenti. Le responsabilità sono distribuite, ma nessuno è realmente responsabile. Decisioni governative approvate oltre dieci anni fa per completare la barriera e rafforzare i sistemi di sorveglianza non sono mai state pienamente attuate. Dato particolarmente rilevante riguarda la sicurezza interna: una quota significativa degli attacchi e dei tentativi di attentato degli ultimi anni a Gerusalemme è stata compiuta da individui entrati illegalmente dalla Cisgiordania, spesso senza precedenti noti, proprio perché mai registrati o fermati ai varchi.

Il messaggio del rapporto non lascia spazio a interpretazioni. Parla infatti di falle non episodiche, ma strutturali e di violazioni non occasionali, ma sistematiche. Ignorare questi dati significa accettare una normalizzazione del rischio e una rimozione delle responsabilità.


Georgetown University. Francesca Albanese bye bye
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