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Francesca Albanese, idolo della sinistra che odia Israele

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Francesca Albanese, idolo della sinistra che odia Israele

Da sempre il mondo ha avuto bisogno di idoli, dal cantante rock al leader politico all’attivista per l’ambiente. Oggi, grazie ai social network, questi personaggi irrompono nella scena pubblica conquistando milioni di follower e, in alcuni casi, approfittano della loro celebrità facendone un mestiere molto ben remunerato, quello dell’influencer che guadagna sulla vendita di prodotti oppure, in casi più insidiosi, costruisce la propria fama sulla vendita di idee.

Il cono di luce che li illumina di solito è abbastanza effimero, a meno che non venga nutrito o meglio strumentalizzato per altri fini: è il caso di Francesca Albanese, diventata, non inaspettatamente, eroina di quella sinistra che si mobilita contro Israele, ma che rimane indifferente alle violenze russe sull’Ucraina.

Quella sinistra che in Inghilterra ha il volto di Corbyn, un leader che si credeva uscito dalla scena politica, ma che è redivivo grazie all’abbinamento con una famosa influencer musulmana, e negli Stati Uniti quello, più nuovo, del vincitore delle primarie democratiche per la carica di sindaco di New York, il musulmano Mandami, in Italia ha scelto l’avvocato Albanese come suo idolo, invitandola a presenziare alle manifestazioni di partito e addirittura promuovendo una raccolta di firme affinché le venga riconosciuto il premio Nobel per la pace.

Inutile ripetere le infinite controversie che hanno caratterizzato la fulminante carriera di personaggio pubblico e influencer di Francesca Albanese: due sono gli aspetti che vanno ricordati.

Il primo, le sue tiepide, per non dire inesistenti, critiche ad Hamas, la cui esistenza è giustificata dall’atteggiamento di Israele, la cui propensione al terrorismo è ritenuta secondaria rispetto alla missione di difendere i palestinesi e le cui responsabilità, sia negli anni in cui ha governato a Gaza che più direttamente il 7 ottobre 2023, sono costantemente taciute.

Il secondo, il palese antisemitismo che l’ha portata più volte a sottrarsi dall’accusa di esserlo, ma non a condannare chi lo è.

La conclusione alla quale si può arrivare è che se l’estrema sinistra ritiene di poter sconfiggere il populismo di destra cavalcando l’antisemitismo e unendo i propri entusiasmi contro Israele alle comunità musulmane, sempre più attive in Occidente e sempre meno disposte ad accettare le regole di convivenza dell’Occidente, certamente commette un grave errore di valutazione.

Quindici milioni di ebrei nel mondo sono stati additati come complici del dramma dei civili di Gaza, mentre le decine di milioni di musulmani che hanno abbandonato un atteggiamento apparentemente inclusivo o pacato per abbracciare l’estremismo più acceso non hanno mai dovuto rendere conto né dell’esplosione del terrorismo islamico nel mondo, né tantomeno della mancanza di diritti, d’istruzione, di uguaglianza che regna in gran parte di quei Paesi che oggi puntano il dito contro l’Occidente accusandolo di aver scritto pagine razziste e sanguinose.

Quei partiti che oggi inneggiano agli idoli antisemiti e che non hanno fatto nulla per arrestare la tremenda ondata di odio che ha investito gli ebrei in tutto il mondo, anzi l’hanno in qualche modo legittimata, sono gli stessi che, al momento dell’attacco all’Iran, tifavano per il Paese in cui i diritti civili non esistono, sono gli stessi che quando si parla di Ucraina tacciono, sono gli stessi che si permettono di tirare fuori il tema dei diritti all’esistenza di un popolo in un’area del mondo nella quale il 90% dei Paesi non riconosce nessun diritto all’esistenza ai propri oppositori, alle donne o a chi ha orientamenti sessuali diversi da quelli consentiti.

Quei partiti dimenticano la storia scritta anche con il sangue, ma che ha portato a quei principi che sono riassumibili nelle nostre Costituzioni. Quei partiti sono i responsabili finali dei populismi di destra o di sinistra, virus incurabili delle nostre democrazie.

Chi ha portato in Parlamento l’on. Soumahoro, oggi serenamente seduto nel gruppo misto della Camera, non solo non si è mai scusato con gli elettori, ma ripete con determinazione lo stesso tema: «Cavalchiamo l’onda». Poco importa che l’onda sia molto più complessa di quello che si racconta e che comporti la rinascita di quei sentimenti che hanno portato il ’900 ad essere uno dei secoli più tragici della storia.
L’importante è ottenere l’applauso, aggiungere follower all’influencer di turno e ritenersi assolti da qualunque colpa, persino quella di aver creato i mostri che popolano l’attuale scenario della politica e che verranno sostituiti da altrettanti mostri.

Il populismo di destra o di sinistra sarà la fine della democrazia. E di questo loro saranno corresponsabili, come lo saranno anche quei partiti ben più grandi dai quali aspettavamo almeno uno scatto di dignità, ma che li hanno seguiti senza avere il coraggio di dire la verità



Francesca Albanese, idolo della sinistra che odia Israele
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