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Flotilla, la finta umanità: reti, soldi e propaganda per Gaza

Nicoletta Ferragni

Tempo di Lettura: 3 min
Flotilla, la finta umanità: reti, soldi e propaganda per Gaza

Dietro le vele bianche della cosiddetta Global Sumud Flotilla non ci sono aiuti umanitari né autentiche missioni di pace. C’è, piuttosto, un’operazione di propaganda che intreccia reti ideologiche, finanziamenti oscuri e obiettivi politici in linea con Hamas e con l’universo dell’estremismo islamista.

Greta Thunberg è stata scelta come volto verde e pulito dell’iniziativa: una facciata rassicurante per nascondere legami scomodi. Ma la realtà è che la Flotilla, partita a fine agosto da Malaysia, Italia, Spagna e Tunisia, si regge su organizzazioni e movimenti che hanno ben poco a che vedere con l’umanitarismo.

Secondo il rapporto Unmasking Extremism del governo israeliano, tra i promotori compaiono sigle come Fossil Free Palestine – formalmente impegnata sul fronte ambientale, ma accusata di diffondere anche propaganda di matrice estremista – e associazioni come Justice for All e Palestine Solidarity Forum, affiancate da gruppi universitari e culturali che in Europa e Nord America hanno dato vita a cortei, flash mob e manifestazioni.

La data simbolo è il 10 agosto 2025, giorno d’avvio delle mobilitazioni di massa del March to Gaza. Da allora, decine di eventi hanno riempito piazze e campus in vari continenti, per un totale di centinaia di iniziative. Non esistono cifre ufficiali, ma il documento parla di “milioni di dollari/euro” convogliati verso ONG di facciata attraverso donatori internazionali e fondi provenienti da Paesi del Golfo.

Il nodo, denuncia Gerusalemme, sta nei collegamenti con le organizzazioni terroristiche: Hamas, la Jihad Islamica, i Fratelli Musulmani. Non semplici affinità ideologiche, ma veri e propri canali di sostegno finanziario e relazionale. Alcune ONG fungerebbero da copertura per operazioni di reclutamento politico, produzione di materiale propagandistico destinato anche a scuole e università, fino alla diffusione di messaggi di odio e delegittimazione dello Stato di Israele.

La strategia è sofisticata: propaganda sincronizzata, conferenze stampa, campagne social coordinate, eventi collaterali a festival culturali, sempre con lo stesso obiettivo: dare legittimazione alla narrativa dell’“oppressione israeliana” e offuscare la natura terroristica di Hamas. Sul piano organizzativo, la rete utilizza intermediari finanziari e ONG “ponte” che rendono difficile risalire ai veri mandanti.

Nel frattempo, la Flotilla è ferma a metà. Alcune imbarcazioni restano bloccate nei porti per “verifiche di sicurezza”, altre hanno tentato di prendere il largo senza rispettare la scadenza annunciata di metà settembre. Israele, impegnato nella battaglia di Gaza City, si trova di fronte a un dilemma: far rispettare il blocco navale e fermare le navi – con conseguente arresto degli equipaggi – o cercare un compromesso diplomatico, reso complesso dalla presenza di parlamentari e attivisti occidentali a bordo.

Ma la sostanza non cambia: la Global Sumud Flotilla non è la carovana della pace che promette di essere. È un palcoscenico per rafforzare la propaganda anti-israeliana e un ingranaggio di reti che parlano il linguaggio dell’odio, non quello della solidarietà.


Flotilla, la finta umanità: reti, soldi e propaganda per Gaza
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