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Flotilla, la fermezza italiana: no a Hamas, sì a due Stati democratici

Nicoletta Ferragni

Tempo di Lettura: 4 min
Flotilla, la fermezza italiana: no a Hamas, sì a due Stati democratici

La vicenda della cosiddetta Sumud Flotilla segna un nuovo punto di tensione nel Mediterraneo. Dopo il rifiuto degli attivisti di consegnare gli aiuti umanitari a Gaza attraverso un porto neutrale, la Farnesina ha diffuso una nota che sconsiglia di proseguire il viaggio e richiama i partecipanti alle loro responsabilità individuali: «Chi vuole andare avanti si assume in proprio tutti i rischi e sotto la sua personale responsabilità».

Il ministro israeliano Gideon Sa’ar è stato netto: «Scopo della missione è provocare e servire Hamas». E in Italia, a ribadire questa linea di chiarezza è stato Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, durante l’informativa del ministro della Difesa Guido Crosetto. Gasparri ha detto senza mezzi termini: «Noi siamo per il riconoscimento della Palestina. Vogliamo due Stati e due democrazie. Il riconoscimento di Hamas è impossibile e ci sembra ridicolo che altri non abbiano il coraggio di dire con nettezza che vogliono una Palestina democratica senza Hamas e senza il sequestro degli ostaggi di Israele».

Parole che hanno il merito di riportare il dibattito sul terreno della verità politica. La pace in Medio Oriente non potrà mai passare attraverso un’organizzazione terroristica che ha fatto del massacro e del sequestro la propria ragione d’essere. Gasparri ha poi aggiunto: «Ditelo con chiarezza: no ad Hamas, no al terrorismo. Mi auguro che gli aiuti umanitari vengano consegnati, ma con saggezza. Esporre persone a rischi non calcolati è un atto di irresponsabilità».

Il cuore della questione è qui: l’umanitario non si mescola con la propaganda. Chi usa il pretesto dell’aiuto per cercare “l’incidente” mira a innescare tensioni non solo a Gaza, ma anche in Italia e in Europa. «Se si va alla ricerca dell’incidente per innescare tensioni in Italia — ha ammonito Gasparri — allora lo scopo è un altro e questo non è tollerabile».

Una linea che trova sponda nella posizione del ministro degli Esteri Antonio Tajani, atteso in Parlamento per riferire ufficialmente la prossima settimana. Tajani ha più volte chiarito la strategia del governo: sostenere la soluzione dei due Stati, appoggiare l’invio di aiuti umanitari con canali sicuri e sotto l’egida internazionale, ma respingere ogni forma di legittimazione di Hamas. È la stessa bussola che ha guidato l’Italia nel quadro europeo e atlantico: aiuti sì, provocazioni no.

Intanto, il sito Dagospia ha pubblicato la notizia — tutta da verificare — secondo la quale diverse centinaia di dipendenti della Farnesina avrebbero espresso il loro «disagio per le relazioni intrattenute con Israele, i suoi enti di ricerca e le sue attività commerciali». Un segnale inquietante, se confermato, che mostrerebbe come la propaganda anti-israeliana stia penetrando anche nei gangli dello Stato, rischiando di incrinare la coerenza della politica estera italiana.

Il tema non è solo diplomatico ma culturale. L’Italia deve rivendicare la differenza tra solidarietà e complicità. Aiutare Gaza non può significare allinearsi alla retorica jihadista. Difendere i civili palestinesi non significa legittimare Hamas. È proprio la fermezza nella distinzione tra vittime e carnefici che permette di difendere i diritti dei primi senza cedere al ricatto dei secondi.

La responsabilità invocata da Gasparri e Tajani è, in questo senso, un messaggio a tutta l’Europa: la pace non si costruisce assecondando le provocazioni, ma garantendo che gli aiuti raggiungano chi ne ha bisogno, senza passare per le mani di chi tiene in ostaggio civili innocenti.

Il fallimento della mediazione con la Flotilla non è solo un episodio di cronaca: è la conferma che il vero banco di prova non è la quantità di carichi in partenza, ma la capacità di impedire che i carichi diventino strumenti di guerra politica. E qui la linea italiana è chiara: non si mette a rischio la vita delle persone per un copione ideologico.


Flotilla, la fermezza italiana: no a Hamas, sì a due Stati democratici
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