Haaretz ha appena pubblicato un articolo nel quale annuncia una raccolta firme di ben 460 fra personalità, attori, diplomatici e premi Nobel, che uniti nella loro aurea indignazione invitano gli ebrei di tutto il mondo a unirsi a una denuncia legale collettiva alla Corte internazionale di giustizia in cui si accusa Israele di crimini contro l’umanità a Gaza.
L’ex presidente della Knesset Avraham Burg, promotore dell’iniziativa dichiara: «Quello che sta accadendo a Gaza e nei territori occupati non è ebraismo, è una terribile mutazione religiosa e fanatica». E allora ci terremmo a precisare innanzitutto una cosa. Siamo totalmente d’accordo con lui. Non è ebraismo. Chiamasi guerra. In realtà avremmo potuto osare chiamare quello che succedeva a Gaza libertà, se gli accordi di Abramo non fossero stati interrotti da quel massacro che alcuni definiscono «atto di resistenza» da parte di Hamas il 7 ottobre (lei come lo definisce il 7 ottobre Signor Burg?).
Ma ora purtroppo si chiama guerra. A dirla tutta, oggi si dovrebbe chiamare pace, se Hamas non fosse sbucata fuori fra le strade di Gaza per «mantenere l’ordine» a colpi di mitra e di esecuzioni in piazza e se non si fosse avvicinata alla linea gialla uccidendo due soldati e provocando la reazione dell’idf, che comunque si era ritirato. Siamo d’accordo con lui anche sulla definizione di mutazione religiosa e fanatica, ma non sul destinatario di questa definizione.
Tuttavia abbiamo anche noi una raccolta firme. Il numero è esattamente lo stesso: 460 persone. Però queste persone sono di un parere totalmente diverso da quello di Avraham Burg e delle star che vorrebbero sanzionare Israele. Sono firme di ebrei che invece ringraziano Israele, per averli protetti, per aver preso un provvedimento drastico ma necessario (guerra) per eliminare un’organizzazione terroristica che spara missili su Israele dal lontano 1995.
Sono ebrei che si sarebbero stufati di sudare freddo ogni volta che mettono piede su un autobus (le star non lo sanno perché prendono la limousine). Chi sono esattamente? Lo ammettiamo, sono dei «signori nessuno». Meccanici, insegnanti, impiegati, studenti, infermiere, imprenditrici, madri e padri di soldati che sono andati a combattere con l’IDF per mantenere la promessa di sicurezza che Israele ha fatto a tutti i suoi cittadini e fra loro c’è anche qualche conduttore di autobus. Queste 460 persone contano di meno per caso?
Figli di un appello minore
Figli di un appello minore