Lucia Goracci, giornalista Rai pagata dal canone, dichiara che i bambini bruciati il 7 ottobre “sono una fake news”.
Non un lapsus, ma una bestemmia civile. Una giornalista che nega i roghi di Hamas non fa informazione, fa una nemmeno tanto occulta complicità, e che ne sia consapevole o no poco importa.
Le prove di quegli atroci roghi di piccole creature esistono e sono disponibili a tutti coloro che abbiano la coraggiosa dignità di guardarli sequenza dopo sequenza e non dimenticarli mai più, un mai più vero e non salmodiato nelle occasioni solenni e inutili che fanno sentire tanto buoni.
Ci sono foto, video, rapporti ufficiali a testimoniare che bruciare bambini non è un’invenzione, è un crimine tra i più infami che l’essere umano possa concepire. Ma Goracci, con la sicumera del salotto progressista, cancella i morti e strizza l’occhio ai carnefici. E la Rai? Muta come un tasto del telecomando. Il risultato: un pezzo di servizio pubblico diventa sfrontata cassa di risonanza per la propaganda sterminatrice. Chiamarlo “giornalismo” è deridere chi rischia la vita per raccontare i fatti.
Chiamarlo servizio pubblico è invece una beffa: pubblico sì, ma al servizio di chi?
La partita di pallone
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