Nel film Il Marchese del Grillo, lo scanzonato aristocratico romano, magistralmente interpretato da Alberto Sordi, si rifiuta di pagare l’ebanista ebreo Aronne Piperno per i lavori svolti, al solo scopo di dimostrare che a personalità del suo rango è concesso ogni arbitrio. Piperno promuove una causa, ma il Marchese corrompe una sfilza di giudici per farsi dare ragione e ci riesce. Toccherà all’ebanista pagare i danni al Marchese per aver sbattuto un ginocchio contro i mobili. Poi, avuta soddisfazione, il nobile romano risarcisce Aronne a parte. Al Marchese basta dimostrare che «io so’ io» e che la giustizia pontificia è corruttibile.
In questi giorni di follia, è venuto alla ribalta un settore della magistratura disposto a dare torto agli ebrei gratis e di propria iniziativa. Il Consiglio nazionale di Magistratura Democratica ha deliberato un mandato formale ai propri rappresentanti negli organi direttivi dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) affinché promuovano iniziative di condanna del “genocidio in Palestina”. Tra le ipotesi avanzate figurano la lettura di comunicati in udienza, il coordinamento con eventuali scioperi e perfino il boicottaggio di aziende italiane ed estere «collegate economicamente con Israele».
Mentre le prime iniziative si muovono nell’ambito delle solite pagliacciate a cui ci stanno abituando i pro-Pal, resta un punto inquietante: che cosa significa boicottare aziende «collegate economicamente con Israele»? Che a loro verrà negata la giustizia? Che si vedranno dare torto a prescindere, come accadde al povero Aronne nella fiction cinematografica? Come possono magistrati al servizio della legge avvalersi dei loro poteri per motivi ideologici? Attendiamo che il Capo dello Stato, anche nel suo ruolo di presidente del Csm, «batta un colpo» nei confronti di questa presa di posizione che introduce una capitis deminutio per cittadini innocenti, anziché esercitare una giustizia imparziale.
Un altro evento obbrobrioso si è verificato a Roma, in piazza Testaccio, dove decine di bambini, accompagnati dai genitori, sono stati indotti a costruire barchette di carta con la bandiera palestinese e a scrivere sul pavimento “Free Palestine”. Una madre, a turno con il megafono, spiegava loro che bisogna «rompere il muro del silenzio» e dire «la verità sul genocidio» e su ciò che «gli ebrei fanno ai bambini palestinesi». I russi, oltre ad ammazzarli, rapiscono quelli ucraini, ma non essendo ebrei non diventano bersaglio di simili campagne.
Siamo tornati ai “figli della lupa” e agli insegnamenti di “mistica”, magari seguita da un aggettivo diverso da “fascista”. Le scolaresche dei bambini tedeschi (e italiani) durante il totalitarismo nazifascista venivano accompagnate al cinema dai loro insegnanti per vedere in comitiva il film Süss l’ebreo. Non era certo un modo per stimolare la libertà di pensiero. Non lo è oggi con le pagliacciate del Testaccio.
Quei genitori si rendono responsabili di un’azione di pedofilia ideologica. Dovrebbero essere chiamati a risponderne. Intanto, farebbero bene a vergognarsi.
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