Home > Esprit du Temps > Dublino si ferma un attimo prima del baratro: il parco Herzog resta

Dublino si ferma un attimo prima del baratro: il parco Herzog resta

Paolo Montesi

Tempo di Lettura: 3 min
Dublino si ferma un attimo prima del baratro: il parco Herzog resta

Retromarcia a Dublino: il “parco Herzog”, che la municipalità voleva ribattezzare su impulso di gruppi pro-palestinesi, manterrà il suo nome. La delibera che avrebbe dovuto andare al voto è stata ritirata a meno di ventiquattr’ore dalla discussione, un dietrofront fulmineo che dice molto sul clima politico irlandese, scivolato negli ultimi anni verso un anti-israelismo di maniera che confina con l’antisemitismo esplicito.

La decisione di cancellare il nome di Haim Herzog – sesto presidente dello Stato di Israele, nato a Belfast e cresciuto proprio a Dublino – aveva fatto esplodere un caso nazionale. La comunità ebraica irlandese aveva parlato senza mezzi termini di una “municipalità apertamente antisemita”, denuncia che, stavolta, aveva trovato ascolto anche nei palazzi del potere. La ministra degli Esteri, Micheál Martin, aveva invitato i consiglieri a fermarsi, definendo l’iniziativa “inopportuna e dannosa”.

Nel quartiere di Rathgar, dove sorge il parco, la consigliera Emma Blain aveva già lasciato intendere che il processo decisionale presentava irregolarità: una commissione riunita mesi fa, una sola voce dissenziente, un percorso pubblico mai realmente avviato. La pressione politica si è dunque sommata al caos procedurale, fino a provocare il ritiro della mozione. Ma dietro l’episodio amministrativo si intravede la fisionomia mutata dell’opinione pubblica irlandese.

Il parco Herzog non è un semplice toponimo. È un frammento di storia condivisa: Haim Herzog, veterano della guerra contro il nazismo, generale dell’esercito israeliano e poi presidente, rappresenta un ponte simbolico fra l’Irlanda e il popolo ebraico. Suo padre, Isaac Herzog, fu il primo gran rabbino dell’Irlanda libera, figura centrale della cultura ebraica europea prima di diventare gran rabbino d’Israele. Nel 2018, i 100 anni dalla nascita di Haim Herzog erano stati celebrati con una cerimonia ufficiale alla presenza della famiglia, compreso l’attuale presidente israeliano, Itshak Herzog. Niente lasciava presagire che, pochi anni dopo, quel nome sarebbe diventato bersaglio politico.

La Casa del Presidente israeliano ha diffuso una nota insolitamente severa, parlando di “preoccupazione per il tentativo di mettere in discussione l’eredità di Haim Herzog e i simboli dell’amicizia storica tra i due popoli”. E ricordando che Herzog fu “uno degli eroi della liberazione dell’Europa dal nazismo” e un uomo che dedicò la vita “alla libertà e alla pace”.

L’episodio non arriva dal nulla. Da tempo l’Irlanda è uno dei Paesi europei più schierati contro Israele sul piano politico e mediatico. Dopo il pogrom del 7 ottobre, le piazze irlandesi si sono riempite di manifestanti che non distinguevano più tra critica e delegittimazione. Il governo di Gerusalemme, lo scorso anno, ha chiuso l’ambasciata a Dublino, considerata ormai priva delle condizioni minime per un lavoro diplomatico efficace.

E non è passato inosservato che, poche settimane fa, gli irlandesi abbiano eletto alla presidenza Catherine Connolly, figura dell’estrema sinistra che ha definito Israele “uno Stato terrorista”. La carica è in gran parte simbolica, ma il segnale politico è chiaro.
Il caso del parco mostra, per un istante, un limite che la politica irlandese non ha voluto oltrepassare. La tentazione di riscrivere la storia, però, resta lì. E non sarà un voto ritirato a cancellarla.


Dublino si ferma un attimo prima del baratro: il parco Herzog resta
Dublino si ferma un attimo prima del baratro: il parco Herzog resta