Rabbino, scrittore, giornalista: una mente lucida che cercò per tutta la vita di conciliare fede e modernità.
Nato a Pitigliano, cresciuto tra Firenze e Roma, fu una delle voci più influenti dell’ebraismo italiano tra Ottocento e Novecento. Collaborò con “Israel” e “La Rassegna Mensile di Israel”, insegnò, tradusse, commentò testi biblici e si impegnò per un ebraismo aperto, colto, partecipe della vita civile.
Sostenitore del sionismo fin dagli inizi, vide nel ritorno alla terra di Israele non una fuga ma una rinascita morale del popolo ebraico. Dopo le leggi razziali del 1938 continuò, con discrezione e ostinazione, a scrivere e a difendere la dignità ebraica nell’Italia umiliata dal fascismo.
Di lui restano la sobrietà dello stile e la chiarezza dell’intento: un intellettuale che preferiva illuminare piuttosto che brillare.
Dante Lattes (1876–1965)

