Come sembrano lontani i tempi in cui Winston Churchill pronunciò la celebre frase: “Mai così tanti dovettero così tanto a così pochi”, riferendosi al sacrificio degli eroi della Royal Air Force che fermarono l’invasione nazista della Gran Bretagna.
Oggi, per giustificare episodi di guerriglia urbana a Milano, Bologna e Roma sotto la bandiera palestinese, si assiste a un’inversione della logica: la violenza scatenata da “così pochi” non dovrebbe oscurare i sentimenti umanitari di “così tanti”.
Ma allora, perché quei “così tanti” pacifisti non prendono le distanze dai “così pochi” che, approfittando di ogni occasione, scatenano la guerriglia urbana, devastano stazioni ferroviarie, spaccano vetrine e causano danni a cittadini che nulla hanno a che fare con la guerra in Medio Oriente?
Non sarà che le parole d’ordine con cui vengono organizzate le manifestazioni pro-Palestina – senza distinguere tra chi ha provocato il conflitto e chi si difende – finiscano per soffiare sul fuoco di una più ampia rivolta sociale, dove a prevalere nelle piazze sono sempre gli “antagonisti” del sistema?
Siamo l’unico Paese in cui la solidarietà verso la popolazione di Gaza paralizza intere città. Neppure nei Paesi musulmani si scende in piazza per manifestare a favore dei propri fratelli di fede. Al contrario, la Lega Araba chiede apertamente ad Hamas di arrendersi e di liberare gli ostaggi ancora nascosti nei tunnel di Gaza.
Perché queste stesse richieste non vengono urlate tra gli slogan delle manifestazioni nelle nostre città?
Nel mondo, nessuno può rimanere indifferente di fronte alla tragedia che colpisce un’umanità stremata, costretta a vagare sul lungomare di Gaza senza una meta. Manifestare per far sentire loro la vicinanza del mondo è non solo lecito, ma doveroso. Sostenerli, soccorrerli in ogni modo possibile è un imperativo civile.
Ma lo si faccia non sotto la bandiera palestinese, perché per “quei pochi” – quelli che strumentalizzano il conflitto – quel vessillo è ormai identificato con Hamas, e interpretato come simbolo di rivolta. È davvero questo il rischio che i “così tanti” vogliono correre?
È un equivoco che va sciolto al più presto, se davvero vogliamo salvaguardare tutti i diritti della nostra democrazia – compreso quello, irrinunciabile, di manifestare pacificamente le proprie opinioni.
Così pochi, così tanti: il rischio dell’equivoco nelle piazze italiane
Così pochi, così tanti: il rischio dell’equivoco nelle piazze italiane