Continuo a ribadire da tempo che il clima si è fatto insostenibile. Pensiamo soltanto a quello che è accaduto allo psicoanalista Massimo Recalcati, dopo l’articolo da lui scritto qualche giorno fa in cui, pur avendo dato sostegno alla popolazione civile di Gaza e alla causa palestinese, ha denunciato che nelle manifestazioni di massa a favore di Gaza, così come nel dibattito pubblico, gli ostaggi non vengono mai menzionati, né si invoca la loro liberazione. Soprattutto, nessuno si chiede perché Hamas continui a trattenerli, preferendo giocare con la vita di due milioni di palestinesi.
Ebbene, Recalcati è stato letteralmente preso d’assalto in rete con minacce e insulti: «sionista reazionario», «complice del genocidio» e così via. Ha giustamente reagito con un post su Facebook, annunciando di voler trasformare in oggetto di riflessione filosofica l’odio di cui è stato investito.
A Parigi stessa sorte è toccata all’attrice Charlotte Gainsbourg per aver ricordato gli ostaggi. Qualche settimana fa aveva firmato, insieme ad altre 19 personalità culturali e politiche, una lettera aperta su Le Figaro che chiedeva al presidente francese Emmanuel Macron di vincolare il riconoscimento dello Stato palestinese alla liberazione degli ostaggi e allo smantellamento di Hamas. L’obiettivo dichiarato era mettere in guardia contro un riconoscimento “incondizionato” che, secondo i firmatari, equivarrebbe a una resa morale al terrorismo.
La Gainsbourg è stata linciata sui social perché interpreta sul grande schermo Gisèle Halimi, storica avvocata favorevole alla causa palestinese. Per questo motivo, i sostenitori più radicali l’hanno dichiarata “indegna” di interpretarla e hanno avviato immediatamente una petizione contro di lei.
Ma la notizia più assurda arriva dalla Francia politica. La France Insoumise (LFI), partito di sinistra più volte accusato di antisemitismo per dichiarazioni dei suoi esponenti, ha intentato causa per ingiurie pubbliche contro il filosofo Raphaël Enthoven, di origine ebraica. Il procedimento nasce da un suo tweet del 1° maggio 2024, in cui definiva LFI un «movimento detestabile, violento, complottista, appassionatamente antisemita», aggiungendo: «sono così stupidi» e «non ne possiamo più di questo club di deficienti».
Il 23 settembre 2025 Enthoven è comparso davanti al tribunale di Parigi, dove non solo ha difeso le sue affermazioni come giudizi di valore, ma ha dichiarato di voler sfruttare il processo per dimostrare che LFI è davvero antisemita. La sua difesa si concentra proprio sul termine «antisemita», con l’obiettivo di provare che LFI è il primo partito, dalla fine della Seconda guerra mondiale, a riprendere i cliché antisemiti – persino quelli medievali – e a voler impedire la denuncia dell’attuale esplosione dell’antisemitismo.
Il tribunale ha fissato la data della sentenza per il 6 novembre 2025. Forza Enthoven!
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