Quanto spazio ha il nostro cuore per sopportare nuove tragedie, quanto ne ha la nostra mente per riflettere sugli avvenimenti del mondo, quanto ne ha la nostra memoria per immagazzinare i fatti e le date che contano? Siamo esseri finiti e bisogna stabilire priorità, ci sono vicende che vengono accantonate e poi gradualmente espulse dai nostri ricordi. Ricordiamo ancora quella data? Quale? Già quale, tra le tante cui pensare? Quanto è importante il ricordo di quel sette ottobre per noi italiani che giustamente ci commuoviamo e spesso anche indigniamo per le stragi che da tanto, troppo tempo si susseguono a Gaza?
La memoria corta di tanti italiani è fisiologica, direi umana, ma il suo livello non è inevitabile perché c’è un problema specifico che aggrava una situazione da non prendere alla leggera. C’è poca capacità di ragionare e comprendere. Comprendere le tragedie di un popolo che è forte proprio perché temprato dalla tragedia, dalle persecuzioni subite ed anche, non lo si può negare, da propri errori. Ragionare sugli avvenimenti: abbiamo ben presente la crudeltà inumana praticata dagli aguzzini di Hamas contro qualsiasi ebreo gli capitasse sotto tiro? 1.300 persone uccise con sadismo (non importa se soldati o civili, uomini e donne, ma anche bambini ed anziani) per la sola colpa di essere nate ebree. Qualcosa che non può non essere collegato alla lucida follia genocidaria della Shoah.
Quasi ogni famiglia israeliana ha un familiare o un conoscente ucciso o rapito in quel giorno senza uguali nella storia. Il comportamento nazista di Hamas ha goduto di coperture internazionali e i cittadini israeliani, tutti in un paese dove pure lo spirito critico nei confronti del governo è altissimo, sembrano adesso piuttosto convinti dell’azione in corso contro il regime iraniano. Sembrano chiari agli israeliani il legame tra l’Iran e Hamas ed il rischio che può comportare un’Iran dotato di armi nucleari. Del resto, l’Iran nega il diritto stesso di Israele ad esistere (mentre Israele non nega il diritto all’esistenza di una nazione iraniana).
La negazione del diritto ad esistere di Israele si traduce con lo slogan “dal fiume al mare” del quale forse non tutti coloro i quali lo scandiscono comprendono il significato, un concetto che peraltro (ancora una volta è importante attivare i nostri ragionamenti) è sostanzialmente adottato da alcuni estremisti israeliani che rifiutano la stessa presenza palestinese.
Mentre manifestiamo solidarietà e pietà per le vittime innocenti che sono seguite, non possiamo dimenticare né accantonare il 7 ottobre, come sembra in troppi abbiano già fatto. Mentre siamo giustamente angosciati per Gaza e preoccupati per un conflitto tra i due principali protagonisti del Medio Oriente, non possiamo dimenticare il legame tra questi terribili eventi e l’aggressione crudele di Hamas contro Israele.
Ecco perché il nostro imperativo morale e politico deve essere chiaro: ricordare bene cosa è stato il 7 ottobre, sempre.
Colmi di tragedie, non dimentichiamo mai il 7 ottobre Colmi di tragedie, non dimentichiamo mai il 7 ottobre Colmi di tragedie, non dimentichiamo mai il 7 ottobre