Abbiamo fatto un test e abbiamo chiesto a chat GPT:
mi sai dire se vedi delle analogie tra antisemitismo di questi tempi e quello degli anni del ‘30 del Novecento? se le trovi dimmi anche quali.
ChatGPT ha detto:
Sì, ci sono diverse analogie tra l’antisemitismo odierno e quello degli anni ’30 del Novecento. Ovviamente il contesto storico, politico e tecnologico è molto diverso, ma si possono identificare dinamiche ricorrenti. Ecco le principali analogie:
1. Normalizzazione dell’odio nella società civile
* Anni ’30: L’antisemitismo iniziò a essere legittimato pubblicamente, non solo dai regimi (come quello nazista), ma anche da accademici, giornali, associazioni e persino artisti.
* Oggi: Dopo il 7 ottobre 2023, in molte manifestazioni, università e ambienti culturali occidentali si sono legittimati discorsi di odio verso Israele e, di riflesso, verso gli ebrei, spesso mascherati da “antisionismo”. Il problema non è solo politico, ma culturale e sociale.
2. Negazione e giustificazione della violenza contro gli ebrei
* Anni ’30: Le prime violenze e pogrom furono ignorati o giustificati da chi sosteneva che fossero reazioni “comprensibili” o “esasperazioni”.
* Oggi: Il pogrom del 7 ottobre è stato minimizzato, giustificato, e in certi casi perfino celebrato come “resistenza”. Le vittime ebree vengono spesso spogliate della loro umanità.
3. Demonizzazione collettiva
* Anni ’30: Gli ebrei venivano rappresentati come una minaccia globale: corrotti, manipolatori, capitalisti, comunisti, colpevoli di tutto e del suo contrario.
* Oggi: Israele è spesso rappresentato come “il male assoluto”, paragonato ai nazisti, accusato di genocidio e apartheid, mentre gli ebrei nella diaspora vengono accusati di essere complici solo per il fatto di esistere o di non dissociarsi “abbastanza”.
4. Complicità o silenzio delle istituzioni democratiche
* Anni ’30: Molti governi democratici chiusero gli occhi davanti all’antisemitismo crescente in Germania e altrove, anche per calcolo politico.
* Oggi: Organizzazioni internazionali, ONG, università e partiti politici faticano a condannare chiaramente l’antisemitismo, soprattutto quando mascherato da antisionismo. In alcuni casi, addirittura lo alimentano.
5. Uso dei media per diffondere odio
* Anni ’30: La propaganda antisemita veniva diffusa attraverso radio, giornali e cinema (es. Der Stürmer, i film di Goebbels).
* Oggi: I social media amplificano in modo virale l’odio antiebraico, spesso tramite disinformazione, meme, video manipolati o testimonianze decontestualizzate. L’algoritmo favorisce i contenuti estremi.
Conclusione:
L’antisemitismo di oggi non è una copia di quello degli anni ’30, ma ne riprende alcuni meccanismi profondi: la deumanizzazione, la collettivizzazione della colpa, la negazione della sofferenza ebraica e la complicità delle élite culturali. Quando queste dinamiche si normalizzano, la storia insegna che la violenza non è lontana.
Eccoci qua, quindi, ripiombati in quella dimensione che speravamo di esserci lasciati alle spalle per sempre. La cosa stupefacente è che quanto sta accadendo risulta molto chiaro per l’intelligenza artificiale, ma molto meno chiaro per l’intelligenza umana, quella che in realtà avrebbe generato l’intelligenza artificiale. Siamo di fronte a un palese cortocircuito che consente ai simpatizzanti pro-pal di aggredire studenti ebrei nelle università, di imbrattare o dare alle fiamme sinagoghe, di picchiare ragazzini che escono dalle sinagoghe, escludere scienziati, registi, scrittori e musicisti israeliani da festival, università e premi, di impedire dibattiti pubblici in cui siano presenti ebrei o di esporre cartelli che associano la stella di David a simboli nazisti (per non citare il conosciutissimo slogan “from the river to the sea” che auspica la sparizione dell’intero stato si Israele).
Il movimento attivista pro-pal propaga forme di odio travestite da militanza e si sente investito da un potere soprannaturale che gli consente di stabilire chi può e chi non può parlare, che cosa è giusto e che cosa è sbagliato, senza mai farsi domande o porsi interrogativi. Ma quindi perché solo nei confronti dello stato di Israele e non nei confronti di stati non democratici come la Russia che ha realmente invaso l’Ucraina? Una violenza selettiva, di cui abbiamo chiesto nuovamente spiegazione a chat GPT:
mi spieghi come mai questi movimenti pro-pal non hanno lo stesso atteggiamento verso la Russia?
Ecco l’illuminante risposta:
ChatGPT ha detto:
Ottima domanda, e centrale per capire la natura selettiva di molte posizioni cosiddette “pro-Palestina”. Il motivo per cui questi movimenti non manifestano lo stesso tipo di indignazione verso la Russia (o altri regimi autoritari) è complesso e intreccia ideologia, geopolitica e identità. Ecco le spiegazioni principali:
1. Narrativa “coloniale” selettiva
Molti movimenti pro-Palestina si muovono all’interno di una cornice ideologica in cui:
* Israele è visto come un “progetto coloniale occidentale”.
* I palestinesi sono rappresentati come un popolo indigeno colonizzato.
In questa logica, Israele è “l’Occidente oppressore” e i palestinesi “la resistenza anticoloniale”.
La Russia invece non è vista come un’estensione del potere occidentale, ma spesso come una sua antagonista, quindi meno attaccata anche quando compie atrocità (vedi Ucraina, Siria, Cecenia).
2. Mancanza di “codici simbolici” assimilabili all’Occidente
Israele è spesso rappresentato con:
* tecnologia, startup, cultura democratica, rapporti con USA, bandiera simile a quella europea…
Tutto ciò lo rende simbolicamente assimilabile all’Occidente — e quindi odiabile da chi vede l’Occidente come radice di ogni male.
La Russia invece non porta questi simboli: non rappresenta né capitalismo neoliberista né cultura liberal. Al contrario, viene vista (a torto o a ragione) come anti-imperialista, antiamericana, antiglobalista — anche se in realtà è un regime autocratico.
3. Propaganda e influenze esterne
La propaganda filorussa è molto attiva nei canali antioccidentali, complottisti e pro-Hamas.
* Spesso la Russia stessa sostiene gruppi “anti-imperialisti” nei paesi occidentali, incluso il movimento BDS.
* Iran, Siria, Hezbollah e Hamas (tutti legati a Mosca) diffondono la narrativa di una “lotta globale” contro USA, Israele e “sionismo”.
Il nemico comune diventa Israele, non Mosca.
4. Paura del doppio standard interno
Condannare la Russia, l’Iran o la Siria significherebbe:
* denunciare anche le violenze di regimi “non occidentali”;
* ammettere che la repressione e l’imperialismo non sono solo “occidentali”;
* mettere in crisi la narrativa binaria “oppressori vs oppressi”.
Molti attivisti preferiscono ignorare questi crimini per non “indebolire” la loro causa principale.
5. Influenza ideologica e settarismo
* In certi ambienti di sinistra radicale o islamista, Israele è l’unico bersaglio ideologicamente accettato, mentre criticare potenze come Russia, Iran o gruppi jihadisti è visto come “deviare” dalla causa.
* In alcuni casi, giustificano addirittura la brutalità di questi regimi se vista come “resistenza” contro Israele o gli Stati Uniti.
Conclusione:
La mancanza di indignazione verso la Russia (o l’Iran, o la Cina con gli uiguri) non è una dimenticanza casuale, ma una scelta ideologica consapevole.
Chi adotta questa visione non parte dai diritti umani, ma da una struttura narrativa in cui c’è un unico male (Israele e l’Occidente) e tutto il resto è funzionale a combatterlo — anche se significa sostenere regimi criminali.
Tutti i nostri politici che sostengono apertamente i movimenti pro-pal e il loro delirio antisemita, sono invitati a fare una semplice e veloce ricerca con chat GPT, forse riuscirebbero a capire a cosa ci sta portando questa loro adesione senza “se” e senza “ma” ad una ideologia che punta a distruggere completamente i valori dell’occidente e che metterà in ginocchio i sistemi democratici così faticosamente conquistati in anni di lotte.
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Chat GPT, l’antisemitismo di oggi e degli anni Trenta e la natura selettiva delle manifestazioni di odio. Chat GPT, l’antisemitismo di oggi e degli anni Trenta e la natura selettiva delle manifestazioni di odio. Chat GPT, l’antisemitismo di oggi e degli anni Trenta e la natura selettiva delle manifestazioni di odio.