Salve lettori, mettete via l’accendino con cui stavate per incendiare la vostra prossima indignazione su Instagram: oggi tocca a Marlene Engelhorn. Sì, proprio lei, l’ereditiera multimilionaria che – manco a dirlo – ha ricevuto una montagna di soldi da una famiglia tedesco-austriaca legata alla produzione di Zyklon B, il gas utilizzato nelle camere a gas naziste.
Incredibile parabola: chi ha tratto profitto dal genocidio ora salpa verso Gaza e protesta contro quegli assassini degli israeliani i cui progenitori hanno avuto il cattivo gusto di non morire tutti nelle camere alimentate dal materiale prodotto dal nonnino.
Classe 1992, viennese, Marlene eredita circa 27 milioni (euro o dollari? poco importa, fanno comunque rumore) da sua nonna Traudl Engelhorn, discendente della dinastia che prosperò con IG Farben e BASF. Invece di dedicarsi allo shopping compulsivo, Marlene ha deciso di trasformarsi in una militante progressista e paladina della redistribuzione. Diventa famosa fondando “Tax Me Now”, un movimento per tassare i super-ricchi, e si spinge fino a distribuire 25 milioni di euro a un consiglio cittadino sorteggiato. Ma non finisce qui.
Perché oggi la ritroviamo arruolata nella nuova “Freedom Flotilla” diretta a Gaza, promossa dalla “Global Movement to Gaza Austria”. Video di presentazione su Instagram, con tanto di sorriso da rivoluzionaria da salotto: «Hi, I am Marlene and I am against genocide, apartheid, illegal occupation and for a free Palestine». Tutto molto poetico – se non fosse che a pronunciarlo è la discendente di chi ha fatto fortuna vendendo componenti per il genocidio peggiore della storia moderna.
Ci sarà chi dirà: magari è il tentativo di redenzione, un gesto morale post-bellico. Ma il suono è più quello dell’ennesima performance radical-chic: «Guardate che brava che sono, salpo per Gaza e rompo il blocco navale israeliano! Unitevi a me!». Conclusione quasi scontata: la flottiglia verrà intercettata dalla Marina israeliana, e Marlene rispedita a casa in aereo con biglietto di sola andata – com’è successo ad altri prima di lei, Greta inclusa.
Non è questione di colpe ereditarie – e infatti lo storico Michael Wolffsohn ci tiene a dire che non si può processare Marlene per i peccati dei nonni. Però, se ti chiami Engelhorn e vieni da una dinastia che ha profittato delle camere a gas, forse è il caso di usare la parola «genocidio» con un filo di prudenza in più. E magari di evitare di farti paladina dell’indignazione selettiva.
La scena gliel’ha regalata Instagram, il pulpito della morale prêt-à-porter. Il messaggio è chiaro: «Sono nata nell’oro, cresciuta in castelli, e adesso faccio l’attivista rivoluzionaria – e se non mi applaudite siete complici del male». Buon sangue non mente: si eredita non solo il patrimonio, ma anche un certo modo di usare la storia.
In conclusione: un altro nome illustre nel circo degli «antisemiti da passerella», che gridano «genocidio» per lavare via colpe che non hanno, ma che pesano. E no, non serve una flottiglia per Gaza. Serve una flottiglia di coerenza.
Ah, e per i lettori più ironici: potete sempre fare il repost con gli hashtag #ZyklonRichKid e #FlotillaIrony. Ma evitate di farlo con la kefiah comprata su Amazon e il pugno chiuso in emoji: c’è già abbastanza farsa in scena.
«Buon sangue non mente»: l’ereditiera del gas nazista salpa per Gaza «Buon sangue non mente»: l’ereditiera del gas nazista salpa per Gaza
«Buon sangue non mente»: l’ereditiera del gas nazista salpa per Gaza