E alla fine eccoci qui, con Francesca Albanese trasformata da reliquia da processione laica a impiccio da svendere al primo mercatino rionale, magari tra un servizio di piatti sbeccati e un frullatore del ’92. Il Pd la osserva da lontano come si guarda un vaso cinese falso: lo si è esibito per fare colpo, adesso nessuno sa più dove nasconderlo. La parabola è stata rapida, quasi grottesca: da madonna pellegrina accolta con bandiere arcobaleno e pacche sulle spalle, a mobiletto ingombrante da dare via in conto vendita, purché lo ritirino presto e senza fare domande.
Il timore che finisca come il caso Soumahoro serpeggia ovunque, e la cosa buffa è che la prima a saperlo è proprio la sinistra-sinistra, quella che di solito non perde occasione per lanciarsi nel vuoto con convinzione adamantina. Stavolta no. Stavolta si tengono tutti un passo indietro, con quel silenzio imbarazzato di chi ha esagerato con gli aggettivi e ora non sa come rientrare in scena senza sembrare un figurante distratto.
E poi ci sono le cittadinanze onorifiche, concesse in stato di trance ideologica e diventate in pochi mesi l’equivalente amministrativo di una colonscopia senza anestesia. Ogni sindaco che si è precipitato a omaggiarla oggi si ritrova a spiegare perché, cosa gli era preso, se era proprio necessario, e soprattutto come cavolo si revoca un’onorificenza senza sembrare uno di quei parenti che ritirano il regalo di nozze quando il matrimonio salta.
Alla fine, rimane questa figura sospesa: troppo ingombrante per restare, troppo compromettente per essere difesa, troppo imbarazzante per essere ignorata. Il Pd rimugina, suda e, come sa ben fare la Schlein, slalomeggia. Ma la verità è semplice: quando ti costruisci un altare senza guardare bene a chi stai offrendo l’incenso, capita che, a un certo punto, ti tocca ripulire la cenere da solo.
La caduta dei fedeli della madonna pellegrina
La caduta dei fedeli della madonna pellegrina
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