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⌥ Barghouti santo subito

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C’è un curioso strabismo, un finto difetto di messa a fuoco, che colpisce gli impiegati dell’odio: AVS, Pd e M5S riescono a intravedere ogni vibrazione di sofferenza quando il protagonista si chiama Marwan Barghouti, condannato a cinque ergastoli da un tribunale che lui dice di non riconoscere. Dettaglio magnifico: basta non riconoscere un tribunale per trasformarsi, agli occhi del trio ineffabile, in un perseguitato da difendere come una specie di santo laico.

Eppure Barghouti non ha mai trovato il fiato per dire una parola contro Hamas, né per spendere mezzo respiro per gli ostaggi macellati o sotterrati nei tunnel. Ma questo, pare, non crea alcun problema. La bussola morale del fronte indignato ha un ago instabile: piange per un pluriassassino che non si pente di nulla, e resta muta quando a marcire sono bambini e donne israeliane trascinate nei cunicoli.

All’appello della Santa Trinità si aggiungono, ovviamente, le comparse professionali: Laura Boldrini con la sua immancabile postura da coscienza collettiva, e Arnaldo Lomutti, astro comico del M5S, che non perde occasione per ricordare al mondo la propria irrilevanza. Tutti insieme, commossi e agitati, per chiedere riguardi e premure verso un uomo che ha lasciato dietro di sé una scia di sangue, come se la Striscia fosse un palcoscenico e lui meritasse una villeggiatura a spese della comunità internazionale.

Gli ostaggi? Quelli sì, potevano pure marcire. Nessuna corsa a firmare appelli, nessun tremito della mano. Lì la solidarietà improvvisamente evaporava.
Forse la vergogna è morta davvero. O forse è solo stata rapita anche lei, trascinata giù nei tunnel e fatta sparire.


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