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Attentato all’aereo El Al a Fiumicino (settembre 1973)

Setteottobre

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Attentato all’aereo El Al a Fiumicino (settembre 1973)

Nel settembre 1973 la polizia italiana, avvisata dai servizi israeliani, scopre a Ostia un gruppo di cinque militanti palestinesi legati a Settembre Nero. Nell’appartamento trovano due missili sovietici Strela-2, armi portatili progettate per colpire aerei in fase di atterraggio o decollo. Il bersaglio è un volo della compagnia israeliana El Al diretto a Fiumicino, in un periodo segnato dal terrorismo internazionale e dalla crescente pressione di gruppi filo-palestinesi in Europa.

L’operazione viene resa pubblica il 5 settembre. I cinque vengono arrestati con l’accusa di voler compiere una strage contro un aereo civile. Due di loro vengono liberati già poche settimane dopo ed espulsi verso la Libia; gli altri restano in carcere in attesa di processo, fissato per il 17 dicembre.

Quel giorno, mentre il tribunale dovrebbe giudicarli, un commando palestinese attacca il terminal di Fiumicino, assalta un Boeing Pan Am diretto a Teheran, incendia l’aereo e provoca 32 morti. È una delle peggiori stragi della storia repubblicana. Per molti osservatori l’attacco è una pressione diretta sull’Italia affinché eviti processi e detenzioni ai terroristi palestinesi.

Nel 1974 anche gli ultimi tre imputati del mancato attentato all’El Al vengono liberati. È il periodo in cui l’Italia, nel tentativo di non essere colpita, accetta una zona grigia di compromessi con le organizzazioni palestinesi. La vicenda dei missili di Ostia e la strage di Fiumicino diventano così due capitoli della stessa storia: lo spazio concesso al terrorismo anti-israeliano sul suolo italiano e la memoria irrisolta di un Paese che per anni ha preferito non guardare il prezzo di quelle scelte.


Attentato all’aereo El Al a Fiumicino (settembre 1973)