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Arrestato Hannoun perché finanzia Hamas, ma per le procure Israele è colpevole

Stefano Parisi

Tempo di Lettura: 3 min
Arrestato Hannoun perché finanzia Hamas, ma per le procure Israele è colpevole

Finalmente è stato arrestato Mohammad Hannoun, insieme ad altre otto persone attive in Italia, con l’accusa di aver raccolto denaro per Hamas attraverso associazioni presentate come “benefiche”. Stava tentando di fuggire in Turchia. Due anni fa Setteottobre pubblicò un rapporto sulla rete di queste associazioni operanti in Italia. Alcuni giornalisti d’inchiesta hanno poi lavorato con rigore per fare luce sulle loro connessioni con i terroristi di Hamas.

Qualora il lavoro degli inquirenti dovesse confermare le responsabilità degli arrestati, potrà essere definitivamente sradicata questa rete operativa che ha anche guidato e alimentato l’attività delle manifestazioni a favore della Palestina che, con ampia partecipazione di massa, si sono svolte nelle città italiane ininterrottamente dal 7 ottobre a oggi.

Speriamo dunque che si faccia piena luce sulle evidenti e documentate connessioni tra esponenti politici, opinion leader italiani e organizzazioni giovanili, con le persone arrestate e con le associazioni la cui reale attività sembra finalmente essere stata svelata.

Ci auguriamo, d’altro canto, che le tante persone che hanno partecipato a quelle manifestazioni in buona fede, a sostegno del popolo palestinese, aprano gli occhi e non si lascino più irretire da chi ha usato la loro buona fede per alimentare e finanziare una delle più violente organizzazioni terroristiche al mondo.

Resta però l’amaro in bocca nel leggere le dichiarazioni ufficiali del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo e del procuratore di Genova Nicola Piacente: «Le indagini e i fatti attraverso esse emersi non possono in alcun modo togliere rilievo ai crimini commessi ai danni della popolazione palestinese successivamente al 7 ottobre 2023 nel corso delle operazioni militari intraprese dal Governo di Israele, per i quali si attende il giudizio da parte della Corte penale internazionale».

Una dichiarazione politica priva di qualsiasi giustificazione legale, resa a corredo di un atto di primario rilievo giudiziario come l’ordinanza di custodia cautelare emessa dalle due procure. Un esplicito messaggio politico all’opinione pubblica italiana: li abbiamo dovuti arrestare perché le prove del loro legame con Hamas sono ormai evidenti, ma, pur non avendo alcuna prova in nostro possesso né alcuna giurisdizione per poterlo affermare, condanniamo anche Israele per crimini di guerra, affinché questo arresto non faccia venir meno l’efficacia della propaganda contro Israele sull’opinione pubblica italiana.

È l’immagine di una magistratura che interviene, forse tardivamente, ma che non rinuncia al ruolo di “giudice morale” che da decenni si è assegnata, in contrasto con la funzione che le affida la Costituzione.

Dopo il caso del boicottaggio annunciato da Magistratura Democratica nei confronti di aziende che hanno rapporti con Israele, la reiterata inazione della magistratura a fronte di palesi e documentati reati di istigazione all’odio razziale, la liberazione dell’imam Mohammed Shahin da parte della Corte d’Appello di Torino, anche le dichiarazioni del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo e del procuratore di Genova Nicola Piacente alimentano dubbi sulla reale volontà di una parte del sistema giudiziario italiano di perseguire con coerenza l’attività dell’islam radicale sul territorio nazionale.


Arrestato Hannoun perché finanzia Hamas, ma per le procure Israele è colpevole
Arrestato Hannoun perché finanzia Hamas, ma per le procure Israele è colpevole