Chi è
Cantante, attore e autore, figura centrale della cultura popolare israeliana. La sua voce accompagnò il Paese per cinquant’anni, diventando colonna sonora della vita quotidiana di più generazioni. In Israele il suo nome evoca calore, malinconia e una naturalezza quasi disarmante: un uomo che sembrava non voler essere una star, e proprio per questo lo fu.
Percorso
Nato a Tel Aviv, figlio di un attore del teatro Habima, iniziò come atleta e poi come attore comico nei gruppi militari di intrattenimento. Negli anni Sessanta si affermò come cantante, unendo pop occidentale e sensibilità ebraica. Collaborò con Shalom Hanoch, Miki Gavrielov e il gruppo The Churchills, introducendo il rock in ebraico senza rinunciare alla poesia. Le sue canzoni — Ani ve’Ata, Sa le’at, Oof Gozal — divennero classici immediati, capaci di tenerezza e ironia insieme.
Profilo
Einstein era l’antidivo per eccellenza: schivo, ironico, alieno alla retorica. Dietro la voce morbida e la timidezza si nascondeva una coerenza profonda: rifiutava l’esibizionismo, restava fedele alla semplicità, cantava l’Israele domestico, quello delle piazze, dei tramonti, della lingua quotidiana.
Perché conta
Arik Einstein fu la colonna sonora della normalità israeliana: non l’eroismo, ma la vita di tutti i giorni. La sua musica accompagnò Israele nel passaggio dall’epopea pionieristica all’intimità urbana, ricordando che la dolcezza può essere un atto di resistenza. Quando morì, il Paese si fermò davvero — come per un parente caro.
Arik Einstein (1939–2013)

