Amos Oz è stato uno dei grandi scrittori israeliani del Novecento e una delle voci più riconoscibili della cultura israeliana nel mondo. Nato a Gerusalemme durante il Mandato britannico, cresce dentro la tensione tra idealismo sionista, trauma europeo e nascita dello Stato. La sua biografia è inseparabile dalla storia di Israele, e la sua opera ne è una lunga, paziente interrogazione.
Tra le sue opere fondamentali ci sono ‘Michael mio’, romanzo sull’intimità soffocata e sull’alienazione nella Gerusalemme degli anni Cinquanta; ‘Una storia di amore e di tenebra’, grande affresco autobiografico e storico che intreccia vicenda familiare e nascita di Israele; ‘Giuda’, romanzo tardo che rilegge il tradimento, il sionismo e la possibilità del dissenso come forme di fedeltà. Accanto ai romanzi, Oz ha scritto saggi e articoli di intervento che hanno avuto un’enorme influenza nel dibattito pubblico.
Sul piano letterario, Oz è lo scrittore della normalità incrinata. I suoi personaggi vivono in spazi chiusi, famiglie tese, desideri compressi, in un Paese dove la grande Storia entra sempre nella vita privata. Il suo stile è sobrio, ironico, controllato, attraversato da una costante pietà per le debolezze umane.
Sul piano politico e civile, Oz è stato una figura centrale della sinistra sionista e uno dei primi intellettuali israeliani a sostenere apertamente la soluzione dei due Stati. Critico verso l’occupazione, ma fermamente legato all’idea di Israele come casa nazionale del popolo ebraico, ha sempre rifiutato le delegittimazioni radicali. Per lui il conflitto non era una lotta tra bene e male, ma una tragedia tra due ragioni parziali.
All’estero Amos Oz è stato spesso trasformato in simbolo di un Israele “presentabile”. Questa lettura ne appiattisce la complessità. Oz non è stato un pacificatore retorico, ma uno scrittore del compromesso, convinto che la realtà mediorientale non offra soluzioni pure. La sua eredità sta proprio qui: nell’idea che la lucidità, più che l’ideologia, sia l’unica forma di responsabilità possibile.
Amos Oz

