Il signor Jacopo Cecconi, giornalista del Tg3, in diretta da Udine, si lascia sfuggire un augurio stomachevole: che l’Italia elimini “almeno sul campo” Israele. Almeno. Come se la metafora sportiva non bastasse a mascherare l’istinto, come se quell’“almeno” tradisse la fantasia repressa (mica tanto) di molti salotti benpensanti: non potendo farlo davvero, si consolano col pallone.
Il senatore Gianni Berrino, di Fratelli d’Italia, chiede scuse e chiarimenti. Giusto, ma servirà a poco. Perché questo non è un lapsus: è un riflesso. È la lingua lunga di un ambiente dove l’antisemitismo non è più un tabù, ma un sottotesto ironico, una battuta da studio televisivo.
“Almeno sul campo” è il nuovo modo di dire “peccato non poterglielo fare per davvero”. E il fatto che sia stato pronunciato in diretta, su una rete pubblica pagata da tutti, dice più di mille editoriali. L’Italia, quella vera, dovrebbe eliminare qualcos’altro: l’indecenza che si traveste da goliardia sportiva.
P.S. Sempre in attesa di una protesta dura e indignata dell’Ordine dei giornalisti.
Almeno sul campo
Almeno sul campo
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