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Alain Finkielkraut: l’antisemitismo disinibito e l’odio per Israele in Europa

Nicoletta Ferragni

Tempo di Lettura: 3 min
Alain Finkielkraut: l’antisemitismo disinibito e l’odio per Israele in Europa

Sarà anche divisivo, scomodo, irrituale. Ma costringe a pensare. Alain Finkielkraut, filosofo e accademico francese, è una delle voci più lucide e controverse del dibattito europeo.

Nato a Parigi nel 1949 da una famiglia di origine ebraica polacca sopravvissuta alla Shoah, ha fatto della riflessione sull’identità, sulla memoria e sul rapporto tra Occidente e modernità la cifra della sua produzione saggistica e del suo impegno pubblico. Membro dell’Académie française dal 2014, Finkielkraut è noto per la sua scrittura polemica e per l’attenzione instancabile alla questione dell’antisemitismo, che considera un banco di prova della tenuta democratica dell’Europa.

Le sue recenti dichiarazioni sul clima politico e culturale francese hanno destato scalpore. Intervenuto a fine marzo su Europe 1, a commento dell’aggressione a un rabbino a Orléans, Finkielkraut ha denunciato una verità scomoda: l’antisemitismo si è liberato di ogni freno subito dopo il 7 ottobre, giorno del massacro di Hamas in Israele. «L’antisemitismo si è disinibito in Francia il 7 ottobre. Non dopo l’intervento israeliano, ma immediatamente. E continua», ha affermato con la consueta chiarezza. Un’accusa diretta non solo agli aggressori, ma a una società che, a suo avviso, non ha voluto vedere come il pogrom jihadista abbia liberato una rabbia antiebraica sedimentata da tempo.

Qualche settimana più tardi, nel maggio 2025, Finkielkraut è tornato sul tema durante il programma Le Grand Rendez-Vous su Europe 1 e CNEWS. Qui ha denunciato l’ipocrisia di una Francia che, mentre demonizza il Rassemblement National paragonandolo al nazismo, finisce per legittimare chi alimenta l’odio verso Israele. «In Francia si tende a “Hitlerizzare” il RN e allo stesso tempo si dà la scalata a coloro che hanno la haine d’Israël», ha osservato, sottolineando come il dibattito pubblico sposti l’attenzione su bersagli comodi, lasciando campo libero a un antisemitismo travestito da antisionismo militante.

Per il filosofo, la violenza verbale e politica rivolta contro Israele non è un fenomeno marginale, ma il sintomo di un Occidente fragile, incapace di difendere i propri valori universali. Ridurre Hamas a un problema locale o legittimarne la retorica di “resistenza” equivale, secondo lui, a chiudere gli occhi davanti al pericolo che questa ideologia rappresenta per tutti.

Con le sue parole, Finkielkraut avverte che l’Europa rischia di ripetere i suoi errori storici: l’antisemitismo, lungi dall’essere un relitto del passato, continua a infiltrarsi nei discorsi pubblici e nelle piazze, assumendo le forme nuove dell’odio verso Israele. La sua voce resta così, ancora una volta, un allarme per l’Occidente.


Alain Finkielkraut: l’antisemitismo disinibito e l’odio per Israele in Europa