Il cordoglio per Giorgio Armani è quasi un lutto nazionale. Perfino la premier, Giorgia Meloni, ritiene di dover raccontare al Corriere la sua propensione per il taglio elegante di quei suoi tailleur. Non lo si dice per banalizzare, al contrario. Nel coinvolgimento di una intera comunità nazionale che assume il senso di una così grave mancanza c’è il tratto caratteristico degli italiani, affascinati dal bello, esteti nell’animo. E sempre curiosi di capire – guardando agli esempi migliori dell’impresa italiana – come si possa eccellere nel made in Italy in un contesto globale resosi sempre più complesso.
La moda è, per definizione, un linguaggio che unisce popoli e culture. Giorgio Armani lo ha sempre saputo: lo ha saputo dimostrare non solo con il suo stile essenziale e universale, ma anche con la naturalezza con cui ha aperto le porte a volti e storie provenienti da Israele. Per lui, vestire significa raccontare la verità, costruire ponti e restituire dignità a ciascuno, attraverso l’eleganza. Può essere significativo evidenziare qui qualche aspetto tra i tanti che hanno legato Giorgio Armani a Israele.
Certo, era uno stilista. Un grande imprenditore della moda. Un geniale uomo d’affari. Si è sempre tenuto al riparo dalla polemica politica, ma è stato come tutti i grandi imprenditori – di se stesso, delle sue idee – un uomo che ha parlato attraverso i fatti, le azioni, le decisioni. Fuori dalla mischia, ma posizionato sempre dalla parte di Israele.
Nel tempo, alcune tra le più note modelle israeliane hanno legato il proprio nome alla maison. Da Shlomit Malka, protagonista di campagne globali, a Shiraz Tal, che ha sfilato per Armani Exchange e sulle passerelle di Giorgio Armani. Da Chava Mond, volto di Armani Jeans, fino a May Tager, modella emergente scelta da marchi di altissimo livello e comparsa in progetti firmati Armani. Non solo bellezza: nei corpi e negli sguardi di queste professioniste Armani ha visto la forza di un Paese giovane, dinamico, capace di esprimere energia e grazia insieme.
La prossimità con Israele non è stata soltanto estetica. Armani ha infatti investito anche sul territorio israeliano: Emporio Armani e Armani Exchange hanno trovato casa al Ramat Aviv Mall di Tel Aviv, uno dei centri commerciali più prestigiosi della città, insieme a una boutique Armani Beauty dedicata a profumi e skincare. Una presenza stabile, che ribadisce la volontà di fare della moda un ponte culturale. In un momento in cui troppo parlano di boicottaggio e di ostilità commerciale, Giorgio Armani ha tenuto salda la sua presenza a Tel Aviv, assunto collaboratori, diffuso il suo marchio tra gli israeliani. Non sono molti, d’altro canto, le flagship boutique di Armani nel mondo. Scegliere Israele è stata, appunto, una scelta. In molti paesi più ricchi e popolati, il suo marchio è assente.
Risulta d’altronde eloquente, nel contesto velenoso in cui ci troviamo oggi, l’attento silenzio di Giorgio Armani davanti al mare di retorica anti-israeliana che ha invaso piazze, campus e palchi della cultura europea. Mentre molti brand hanno inseguito slogan e facili schieramenti, Armani non ha mai ceduto alla tentazione di dichiarazioni ambigue e scivolose sulla “causa palestinese”. Ha preferito restare fedele a una sola bandiera: quella della moda come veicolo di incontro e non di divisione, come linguaggio universale che non conosce odio.
Non è un caso che negli anni passati Armani abbia accolto a bordo del suo yacht Maìn la supermodella Bar Refaeli, simbolo globale di Israele e volto amatissimo dal pubblico internazionale. Un gesto privato, certo, ma significativo. Una dimostrazione di amicizia e vicinanza che testimonia più di mille comunicati.
Così Armani, con la sua sobria eleganza, ha costruito un rapporto con Israele che va oltre il mercato: un legame fatto di fiducia, stima e bellezza condivisa. E in tempi in cui la propaganda divide e incita alla contrapposizione, la moda – quella vera – continua a unire popoli e storie, restituendo dignità al presente e speranza al futuro.
Addio Giorgio Armani, amico di Israele Addio Giorgio Armani, amico di Israele Addio Giorgio Armani, amico di Israele

