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A Milano e a Bologna istituzioni laiche e cristiane unite contro l’antisemitismo

Nicoletta Ferragni

Tempo di Lettura: 4 min
A Milano e a Bologna istituzioni laiche e cristiane unite contro l’antisemitismo

Un pomeriggio di ascolto, confronto e impegno condiviso si è tenuto oggi nella Sala Segre della Scuola della Comunità ebraica di Milano, in via Sally Mayer 4. Dalle 16:45 alle 18:30, una delegazione del Consiglio comunale ha incontrato i rappresentanti della Comunità ebraica cittadina per riaffermare con forza il contrasto ai rigurgiti di antisemitismo che stanno colpendo l’Europa e non solo. Un’iniziativa trasversale, sollecitata da esponenti di maggioranza e opposizione, nata per ribadire un principio semplice e irrinunciabile: la democrazia si difende anche e soprattutto tutelando le minoranze sotto attacco.

A fare gli onori di casa, il presidente della Comunità ebraica di Milano, Walker Meghnagi, e il Rabbino Capo Alfonso Pedatzur Arbib. La delegazione di Palazzo Marino era composta dalla presidente del Consiglio comunale Elena Buscemi, dalla consigliera Mariangela Padalino e dai consiglieri Daniele Nahum, Alessandro De Chirico, Enrico Marcora, Rosario Pantaleo, Riccardo Truppo e, in collegamento, Samuele Piscina.
Hanno preso parte al dialogo anche figure centrali della vita comunitaria milanese: il presidente del Memoriale della Shoah Roberto Jarach, il vicepresidente della Comunità ebraica Milo Hasbani, la presidente dell’associazione di volontariato Federica Sharon Biazzi ,Rosanna Bauer Biazzi, la vicepresidente dell’ADEI WIZO Giovanna Alcalay, e l’ex direttrice della scuola ebraica Claudia Bagnarelli.

«Siamo soddisfatti di questo primo incontro di chiarimento con la rappresentanza del Comune di Milano. Siamo fiduciosi che non sarà la conclusione, ma l’inizio di un dialogo fruttuoso per un sempre maggiore impegno in favore di una società aperta e contro ogni forma di razzismo e antisemitismo. Il pregiudizio e gli stereotipi antiebraici vanno sempre combattuti, da qualsiasi parte provengano», ha dichiarato Walker Meghnagi, a margine dell’incontro.

«Ribadiamo inoltre l’impostazione garantista della Comunità ebraica milanese verso tutti: dal sindaco Sala a Israele, giudicheremo sempre su fatti comprovati e non sulla base di fake news e maldicenze che da sempre inquinano la società. Come recita la Costituzione antifascista, è doveroso applicare il principio di innocenza fino a prova contraria. In tutti gli altri casi, è barbarie».

Il tema del dialogo è più che mai urgente, mentre il conflitto in Medio Oriente alimenta tensioni e polarizzazioni. Un segnale di forte valore simbolico arriva da Bologna, dove una dichiarazione congiunta firmata dal cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, e da Daniele De Paz, presidente della Comunità ebraica bolognese, richiama alla responsabilità spirituale e civile di fronte alla devastazione in corso a Gaza.

«Fermi tutti, basta guerra, tacciano le armi» è il cuore del messaggio lanciato dai due firmatari, che si riconoscono come «figli dell’Unico Dio pacifico e misericordioso» e si rivolgono con voce unitaria alla politica, alle istituzioni e alle comunità religiose. «Tacciano le armi, le operazioni militari in Gaza e il lancio di missili verso Israele. Siano liberati gli ostaggi e restituiti i corpi. Si sfamino gli affamati, siano garantite cure ai feriti. Si permettano corridoi umanitari. Si cessi l’occupazione di terre destinate ad altri. Si torni alla via del dialogo, unica alternativa alla distruzione».
Il testo è un appello alla coscienza: «Ci uniamo al grido dell’umanità ferita che non vuole e non può abituarsi all’orrore della violenza: basta guerra. È il grido dei palestinesi e degli israeliani e di quanti continuano a credere nella pace». I firmatari citano il Salmo — «Cercate la pace e perseguitela» — e un antico insegnamento condiviso tra ebraismo e islam: «Chi salva una vita, salva il mondo intero. Ma è tragicamente vero il contrario: chi uccide un uomo, uccide il mondo intero».

Zuppi e De Paz condannano «ogni atto terroristico che colpisce civili inermi», affermando che «nessuna causa può giustificare il massacro di innocenti». Il loro appello va oltre le parole e diventa programma etico: «La giustizia per il popolo palestinese, come la sicurezza per il popolo israeliano, passano solo per il riconoscimento reciproco, il rispetto dei diritti fondamentali e la volontà di parlarsi». E concludono: «La pace è sempre possibile. E comincia da qui, da noi. Fermi tutti».


A Milano e a Bologna istituzioni laiche e cristiane unite contro l’antisemitismo
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